Controcultura

Grazie vecchia tv del Villaggio a reti unificate

Grazie vecchia tv del Villaggio a reti unificate

Cambiano i tempi, eppure la televisione resta lo strumento più efficace e penetrante di commemorazione. Una specie di necrologio in movimento, che rimanda alle emozioni di una vita, a quella memoria condivisa in grado di farci tornare indietro nel tempo, e più è lontano più si attacca alla nostra giovinezza. Impossibile, in certi casi, non commuoversi, non provare rimpianti. Nonostante l'evoluzione del mezzo, la vecchia tv generalista dal punto di vista delle lacrime non teme rivali.

La mattina presto del 3 luglio ci raggiunge la notizia della morte di Paolo Villaggio. Aveva 84 anni e da tempo stava male. I tg e i programmi di informazione cominciano a mandare in onda i frammenti dei suoi personaggi più cari, il professor Kranz, Fantozzi e Fracchia, delle interpretazioni più significative con Fellini, Olmi e Monicelli, a conferma del fatto che l'attore genovese non era solo un grandissimo comico, ma anche capace di parti sarcastiche al limite della tragedia.

Nelle ore immediatamente successive alla morte, il palinsesto delle principali reti subisce un vero e proprio stravolgimento, perché tutte le emittenti vogliono ricordare uno degli ultimi maestri della commedia all'italiana: Rete 4 recupera uno speciale di momenti cult e il primo Fantozzi; su Canale 5 la testimonianza di Maurizio Costanzo e Fantozzi alla riscossa; la maratona di nove titoli su Iris; Raiuno con la puntata speciale di Techetechetè, Fantozzi contro tutti e, il giorno dopo, le commemorazioni di Uno mattina e La vita in diretta; Rai 2 trasmette Fantozzi subisce ancora; Rai 3 un intero Blob e quattro film il giorno seguente; quindi un documentario su Rai Storia e la maratona, ininterrotta, su Sky Cinema Comedy, per un'intera settimana, dal 3 al 9 luglio.

Davvero, l'Italia dello spettacolo si è fermata: dai tempi di Alberto Sordi non si assisteva a una mobilitazione così ampia e unanime, nonostante Villaggio avesse un carattere ostico e una visione politica non sempre condivisibile. Ma l'arte supera tutto e questo omaggio a reti unificate - ben più coinvolgente del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica - si propone come un immenso coccodrillo di popolo che solo la tv tradizionale sa inscenare. Un elogio funebre studiato con cura e nel dettaglio - chi lavora nella redazione di un giornale sa bene che certi materiali si preparano per tempo - che ci ha dato la possibilità di rivedere la signora Pina, la signorina Silvani, la figlia Mariangela, anche loro tristi, vecchi e malinconici.

La tv, però, si regge su tempi brevi, sulla rincorsa istantanea che dura il tempo necessario, poi dimentica e passa oltre. Scatta però lo stesso meccanismo che si instaura quando muore un grande musicista e i suoi dischi, nell'imminenza, tornano a essere ascoltati, venduti e scaricati. Ricordando ci si sente parte della stessa famiglia del defunto, una comunità ben oltre le parentele.

Ecco perché l'arte supera la condizione fisica e Villaggio continuerà a farmi pensare, ogni volta che vedo ciclisti della domenica, alla «tragica» Coppa Cobram.

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