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Grosseto ringrazia il Capello del baseball

La pallina battuta dal giovane azzurro Schiavetti, pochi minuti dopo la mezzanotte, che plana nel guanto dell’esterno dominicano Nuñez. È l’ultima, sofferta eliminazione di gara-7 della finale scudetto del baseball, quella che chiude definitivamente una sequenza di drammatiche sfide, spegnendo i sogni del Nettuno e assegnando al Montepaschi Grosseto lo scudetto 2007, il quarto della sua storia. Una notte attesa da tre anni dal popolo biancorosso. La febbre del sabato sera scoppia prima sul diamante Jannella, poi lungo le strade del capoluogo maremmano. È l’ennesima celebrazione per la città, tre mesi dopo la promozione in serie B del Grosseto calcio. Il Montepaschi è riuscito a ricucirsi il tricolore sulle maglie con due vittorie di misura (4-3 e 5-4), ribaltando completamente la serie sul terreno amico. Impresa vera, contro un avversario scomodo come la Danesi Nettuno, che si era portata in vantaggio 3-2, ad un passo dal titolo.
Nel match decisivo, ci sono voluti i 140 missili di Mikkelsen per fermare i mai arrendevoli nettunesi (sul 5-0 ad un out dalla fine si sono pericolosamente rimessi in corsa segnando 4 punti), una difesa impeccabile ed un attacco puntuale. Ci sono voluti i nervi d’acciaio del manager Mauro Mazzotti. Vent’anni fa debuttava giovanissimo in serie A guidando il Milano. Oggi è l’unico allenatore ad aver conquistato 4 scudetti in tre diverse piazze. Rimini 1999, Bologna 2003 e 2005, Grosseto 2007. Da Cesena a Milano, all’età di quattro anni, poi la grande passione per il baseball che lo porta in giro per l’Italia. Fino in Maremma, quando all’inizio della stagione scorsa approda alla corte del presidente Banchi accettando un contratto triennale. Classe '59, Mazzotti è allenatore concreto, dalle strategie forse poco spettacolari, ma efficaci. Sarà perché è cresciuto seguendo i dettami della scuola americana. Dopo 12 stagioni come scout di Seattle, quest’anno è passato alla franchigia di Houston, in qualità di coordinatore europeo. È una sorta di Capello del baseball: amato e criticato (spesso) per le sue scelte, stimato per i risultati raggiunti. «Mi sono rimesso in discussione in un posto dove si sente molto il baseball ed è davvero difficile sopravvivere - confessa l’allenatore del Grosseto -, soprattutto dopo essere arrivati, come l’anno scorso, ad un passo dalla coppa dei Campioni e dallo scudetto. Mi bruciavano troppo quelle sconfitte. All’inizio del campionato, nessuno ci dava tra i favoriti, criticati per aver preso due stranieri riciclati. Senza troppi clamori siamo arrivati fino in fondo. Abbiamo giocato un baseball bellissimo nei playoff. In questo gruppo nessuno ha fatto mai pesare la propria personalità».
Sull’altra sponda tirrenica, quella nettunese, ci si lecca le ferite. Tanta, troppa, la delusione mista a rabbia per Ruggero Bagialemani, l’allenatore della Danesi, 23 campionati da giocatore e 6 da allenatore. Forse l’ultimo.

Dopo gara-7 ha baciato la maglia del glorioso Nettuno salutando i tifosi in un possibile addio.

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