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Toti non risponde al gip. "Voglio studiare le carte"

Il governatore ligure rinvia il faccia a faccia con i magistrati: "Devo ricostruire tutto. Dimettermi? Non lo deciderò da solo"

Toti non risponde al gip. "Voglio studiare le carte"

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Ore e ore chino sulle carte. Come uno studente che si prepara all'esame più difficile. «Voglio difendermi, voglio difendermi al meglio, devo ricostruire episodi e incontri, devo ricordarmi tutto quello che ho fatto». Un lavoro immane: all'ordinanza della gip si somma il fascicolo processuale che Giovanni Toti e il suo avvocato, Stefano Savi, hanno ricevuto solo nelle ultime ore. Novemila pagine, una girandola di intercettazioni e una babele di nomi, appuntamenti, summit, riunioni, anni e anni scandagliati dalle Fiamme gialle e riversati in quel mare di carte.

Districarsi in quei fogli è un'impresa ardua. Ma questa è la scommessa del presidente che ha deciso di resistere. Almeno per ora: «Non mi dimetto e in ogni caso non è una decisione che posso prendere da solo». Il riferimento va alla giunta della Regione Liguria e ai partiti che la compongono, in un delicato equilibrio. Il passo indietro porterebbe fatalmente a nuove elezioni e al momento l'idea è quella di restare al proprio posto, anche se di fatto Toti è chiuso in casa, ad Ameglia, nello Spezzino, dove ha sempre avuto la residenza.

Quella di Toti è una corsa contro il tempo, ma non può essere alla cieca. E allora meglio rallentare: dopo lunghe discussioni, il suo avvocato l'ha convinto. Oggi, davanti alla gip Paola Faggioni, la stessa che ha scritto l'ordinanza, farà scena muta. Tecnicamente, si avvarrà della facoltà di non rispondere. E questo, non per sfuggire alle contestazioni, ma proprio per affrontarle nel modo migliore. Insomma, il penalista ha imposto al suo assistito una linea di buonsenso e prudenza: prima si compulsano le novemila pagine, poi si può andare a rispondere ai magistrati.

Punto per punto. Accusa per accusa. Telefonata per telefonata. Giocare subito la partita, oggi davanti alla gip, vorrebbe dire in qualche modo andare allo sbaraglio. Perché la conoscenza dei faldoni è per forza di cose approssimativa. Meglio attendere qualche giorno e presentarsi poi davanti ai pm titolari dell'indagine. Insomma, quella di oggi sarà, salvo colpi di scena improbabili, una formalità o poco più. Quando Toti e il suo legale saranno pronti, busseranno alle porte della procura. Questo naturalmente nel giro di pochissimi giorni e dunque si può ipotizzare che Savi chiederà il confronto con i magistrati la prossima settimana.

Qualcosa di analogo è accaduto già ieri: Faggioni ha raggiunto il carcere di Marassi per ascoltare l'unico detenuto di questa storia, l'ex numero uno dell'Autorità portuale e ad (sospeso) di Iren, Paolo Emilio Signorini, ma dopo circa mezz'ora ha lasciato il penitenziario. Anche Signorini si è avvalso della facoltà di non rispondere. E sarà interessante capire se prenderanno la stessa strada, sabato, il capo di gabinetto di Toti, Matteo Cozzani, e l'imprenditore Aldo Spinelli, al centro di molte delle trame scoperchiate.

Intanto, la discovery col contagocce del ciclopico fascicolo processuale fa uscire nomi nuovi di indagati, in realtà vecchi. Sotto osservazione da anni. E le agenzie rilanciano nomi già usciti nella giornata di martedì, come quello dell'ex senatore di Scelta civica e patron di Primocanale Maurizio Rossi, pure sotto inchiesta. L'avvocato Savi intanto sta cercando di capire quando il Presidente è stato iscritto nel registro degli indagati. Una questione procedurale, ma da valutare con la massima attenzione perché i tempi delle indagini non possono essere infiniti.

Le prime intercettazioni, che non sembrano riguardare direttamente Toti, sono del settembre 2020. Quando le cimici hanno iniziato a registrare la sua voce?

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