La guerra in Congo: 3mila bambini rapiti e obbligati a combattere

Rapiti sulla via del ritorno da scuola, costretti a combattere e a sperare di morire per farla finita con una vita da incubo. Nell’est del Congo, travolto dalla guerra civile, sempre più bambini vengono forzati a indossare una divisa ed imbracciare un kalashnikov. A denunciare la terribile piaga dei bimbi soldato è l’organizzazione umanitaria Save the children, mentre il conflitto sembra internazionalizzarsi con la presenza sul campo di truppe dell’Angola e dello Zimbabwe.
Prima dell’ultima fiammata di violenza erano già 3mila i minorenni costretti ad arruolarsi con le bande che insanguinano il Congo. Specialisti nel trasformare i bambini in soldati sono i ribelli del generale tutsi, Laurent Nkunda. Il suo braccio destro, il generale Bosco Ntaganda, è ricercato per crimini di guerra, compreso, appunto, l’arruolamento forzato dei bambini. «Stavamo tornando da scuola quando abbiamo incontrato i ribelli (di Nkunda, nda). Prima ci hanno fatto portare delle valigie e poi ci è stato ordinato di seguirli», ha raccontato alla Bbc un 16enne. I giornalisti lo hanno chiamato, Jean Vierre, un nome di fantasia, per proteggere la sua incolumità. Il giovane era finito due settimane fa in un’imboscata assieme a sei compagni di scuola e tre insegnanti. «Quando siamo arrivati ai campi, i ribelli ci hanno intimato di unirci alle forze militari. Ci hanno preso e messo in un buco. Ci hanno dato delle divise e ci è stato ordinato di indossarle», ha raccontato Jean-Claude, un altro bambino soldato con un nome di fantasia. I due compagni di scuola sono riusciti a fuggire, ma non prima di aver visto molti altri adolescenti trasformati in reclute contro la loro volontà. «Sappiamo che li usano come portantini. Abbiamo notizie di bambini che trasportano armi e munizioni», ha spiegato Beverley Roberts, di Save the children. Qualcuno viene anche abusato sessualmente. Haguma, appena 18enne, è stato rapito e costretto a imbracciare il kalashnikov. Nel villaggio d Mgunga ha tentato la fuga. «Quando i ribelli mi hanno visto scappare hanno cominciato a sparare. Sono stato colpito e i soldati governativi mi hanno trasportato a Goma», racconta.
Il capo di stato maggiore dei ribelli, il generale Bosco Ntaganda, meglio noto come «Terminator» è ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra. Le accuse riguardano l’arruolamento forzato, l’addestramento e l’utilizzo in battaglia di bimbi soldato al di sotto dei 15 anni. I caschi blu dell’Onu lo incrociano spesso a Kichanga, il quartier generale dei ribelli.

Tra le vittime del generale c’è John, 15 anni, che non si riprenderà mai dalla vita di coscritto a forza. «Sapevo che primo o dopo sarei stato ucciso in battaglia o morto per malattia. Non avevamo neppure una medicina», racconta. «Attendevo solo il giorno della mia morte, così sarebbe finito tutto per sempre».

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