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"Azione militare prima possibile": guerra in Niger a un passo

Il presidente della Costa d'Avorio annuncia che l'Ecowas sarebbe prossima a intervenire militarmente contro la giunta che ha preso il potere in Niger. Ecco cosa si rischia

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L’Africa occidentale è sempre più vicina alla guerra. Parola del presidente della Costa d'Avorio Alassane Ouattara. L'Ecowas ha dato il via libera ad un'operazione militare in Niger "il prima possibile", ha spiegato Ouattara al termine del summit straordinario di Abuja convocato sulla crisi in Niger. "I capi di stato maggiore faranno altre riunioni per finalizzare le cose ma hanno l'accordo della conferenza dei capi di Stato affinché l'operazione inizi il prima possibile", ha aggiunto.

Il presidente ivoriano ha detto che il suo paese fornirà "un battaglione" da 850 a 1.100 uomini, che verranno schierati insieme alle truppe di Nigeria e Benin, anche se anche "altri paesi" si uniranno a loro. "I golpisti possono decidere di partire domani mattina e non ci sarà nessun intervento militare, tutto dipende da loro", ha insistito, aggiungendo: "Siamo determinati a reinstallare nelle sue funzioni il presidente Bazoum". Indicazioni più sfumate sono invece arrivate dal presidente della Commissione Ecowas, Omar Touray, che ha ribadito "il continuo impegno per il ripristino dell'ordine costituzionale, attraverso mezzi pacifici".

Oggi l'Ecowa,s Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, si è riunita in una sessione straordinaria per decidere se dare seguito o meno all'ultimatum lanciato ai golpisti del Niger qualche giorno fa. Prima delle parole di Ouattara l'unica indicazione uscita dal vertice prevedeva la mobilitazione delle forze armate dell'organizzazione, ma lasciava aperto un timido spiraglio di dialogo.

Dopo il golpe del 29 gennaio i militari che hanno deposto il presidente Mohamed Bazoum non hanno mai mostrato una voltontà di dialogo. Ultima sfida in ordine di tempo la decisione di nominare un nuovo esecutivo. Non solo. I militari capitanati dal generale Omar Tchiani hanno minacciato di uccidere proprio Bazoum nel caso di un attacco militare contro il Paese.

I lavori del summit

Aprendo la sessione il presidente, il leader nigeriano Bola Tinubu, aveva spiegato che il "fondamento del nostro approccio è dare priorità ai negoziati diplomatici e al dialogo". Eppure, ha continuato, "il nostro ultimatum di sette giorni non ha prodotto il risultato desiderato". Da qui il vertice si è fatto più cupo con un comunicato finale molto duro contro i golpisti. Da un lato ha inasprito le sanzioni contro la nuova giunta e dall'altro ha ordinato ai capi dei vari eserciti che compongono l’organizzazione di "attivare le forze in modalità d'attesa e ordinarne il dispiegamento".

I prossimi passaggi

Contestualmente al summit, l'Ecowas si è rivolta anche all'Unione Africana, in particolare chiedendo il via libera alle operazioni. Non solo. Sarebbe stato anche chiesto sostegno di altri Paesi africani e dell'Onu. Intanto sul fronte interno inizia a prendere forma una sorta di resistenza. L'ex leader ribelle tuareg Rhissa Ag Boula, che nei giorni scorsi ha costituito il primo nucleo di resistenza interna, ha attaccato frontalmente la giunta militare al potere: "C'è stato un contagio di colpi di Stato e deve finire. Se l'Ecowas è seriamente intenzionato a difendere la democrazia, allora dovrebbe intervenire".

L'eventuale attacco dell'Ecowas rischia di trascinare tutta l'Africa Occidentale in un conflitto che non resterebbe circoscritto al solo Niger. Burkina Faso e Mali, che fanno parte dell'Ecowas, hanno già annunciato l'intenzione di schierarsi con i golpisti nigerini creando le condizioni per una guerra allargata a più attori.

L'Occidente per ora resta alla finestra. Americani e francesi sono preoccupati per la stabilità dell'area e per le possibili ricadute sul piano della lotta al terrorismo. In un comunicato arrivato a stretto giro dopo le conclusioni del vertice dell'Ecowas il ministero degli Esteri della Francia ha ribadito il "pieno sostegno a tutte le conclusioni" del meeting. Inoltre, Parigi ha "ribadito la ferma condanna del tentato putsch in Niger, nonché del rapimento del presidente Bazoum e della sua famiglia". Negli ultimi anni Niamey era diventata una roccaforte della lotta al terrorismo islamico che imperversa in tutto il Sahel.

Il collasso completo dell'area rischia di aumentare l'azione delle varie sigle jihadiste, da Al Qaeda allo Stato Islamico e innescare una bomba migratoria verso il Nord Africa.

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