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"Prigozhin? È in Venezuela": l'ultimo giallo sul capo della Wagner

Il politologo Valery Solovey sostiene che Maduro abbia ospitato Prigozhin dopo l'incidente di Tver. Ma la notizia presenta diverse lacune: vediamo quali

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Evgeniy Prigozhin sarebbe vivo e si troverebbe in Venezuela, per la precisione all'Isla Margarita, nei Caraibi. Lo afferma l'analista Valery Solovey, noto per aver in passato diffuso diverse teorie del complotto sul governo di Vladimir Putin. Solovey, politologo classe 1960 e già ricercatore all'Istituto di Stato di Relazioni Internazionali di Mosca (Mgimo), sul proprio canale Telegram ha scritto che a suo avviso Prigozhin avrebbe inscenato con Putin e il consigliere per la sicurezza nazionale Nikolai Patrushev l'incidente aereo di Tver del 23 agosto, trovando poi rifugio nel Paese governato da Nicolas Maduro, stretto alleato di Putin.

"L'agenzia di intelligence militare ucraina Gur ha detto questa settimana che potrebbe confermare la morte del comandante militare Wagner Dmitry Utkin, 53 anni, e di altre figure mercenarie dell'esercito nello schianto dell'aereo Embraer Legacy 600 nella regione di Tver, ma ha rifiutato di farlo nel caso di Prigozhin", ha riportato Marca commentando i dubbi di Kiev sulla sorte del fondatore del gruppo Wagner. Dubbi che per Solovey sono la base di una presa di posizione destinata a far discutere: lo studioso, noto per le sue teorie complottiste, ivi compresa quella su una presunta malattia terminale di Putin che non ha mai trovato conferme effettive, ha rilanciato l'ipotesi che Prigozhin possa essersi accordato col Cremlino e aver trovato un buen retiro lontano sia dall'Europa che dall'Africa, ove affermava di trovarsi prima del suo ultimo viaggio in Russia.

Secondo Solovey Prigozhin sarebbe all'Isla Margarita, primo territorio libero del Venezuela e luogo simbolo del bolivarismo nazionale in quanto sede del proclama di liberazione della Grande Colombia emesso da Simon Bolivar nel 1814, con ben 5mila miliziani: "Si presume che questi combattenti saranno usati come uno squadrone della morte, per sbarazzarsi di coloro che cercheranno di resistere", ha commentato Solovey.

Non esistono dati o informazioni in grado di confermare o negare queste affermazioni. Al contempo le parole di Solovey mostrano l'esistenza di una linea di pensiero funzionale ad alimentare dubbi e incertezze su quanto successo a Tver due settimane fa. In quest'ottica, infatti, se è vero che con grande probabilità Prigozhin e i suoi compagni di viaggio sono morti, non c'è una pistola fumante, una prova definitiva capace di spazzare via ogni dubbio. Media e analisti hanno del resto costruito castelli in aria sulle cause, ivi compresa l'idea di un ordine di eliminazione giunto direttamente da Putin, che ad oggi vanno rubricati come pensiero magico al pari delle teorie di Solovey. La verità è che più passa il tempo e meno sappiamo di quanto successo a Tver e della giornata dei "lunghi coltelli" del potere putiniano.

La tesi della fuga latinoamericana di Prigozhin si è fatta una limitata, ma forse eccessivamente generosa strada nei media occidentali, come molte sparate di Solovey. Resta il dubbio iniziale di capire perché Maduro, che guida un Paese in cui sia la maggioranza socialista sia i gruppi di opposizione dispongono di gruppi paramilitari armati a disposizione per gli scontri politici, dovrebbe accollarsi un fardello come quello del gruppo Wagner. Il presidente di Caracas ha speso parole durissime per condannare l'insurrezione di Prigozhin di fine giugno contro Mosca, definita “un'irruzione armata nella Federazione Russa, attraverso metodi terroristici”.

E non ha mai ricevuto riscontro la tesi del quotidiano spagnolo El Mundo che parlerebbe di 2mila mercenari Wagner al servizio del governo socialista latinoamericano, che in Italia ha ripreso solo la testata Formiche. Solovey, parlando, non fa altro che confondere le acque e viene da chiedersi a che pro siano lanciate queste tesi che rischiano solo di distogliere l'attenzione dalla necessità di stabilizzare le tensioni globali dopo casi come l'insurrezione in Russia e il proseguimento, inclemente e brutale, della guerra in Ucraina. Una necessità contrastata da chi fa aleggiare in continuazione il fantasma di Prigozhin.

Evocato come minaccia ai quattro angoli della Terra prima e dopo l'incidente che, con ogni probabilità, ne ha segnato il destino.

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