Guerra in Israele

Mai dimenticare le atrocità dell'odio islamista

L'orrore nel kibbutz israeliano dove sono state decapitate decine di neonati è lo stesso delle mattanze in Europa. Ed è la stessa anche la matrice: il fondamentalismo islamico

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Cosa vedete quando vi affacciate a guardare giù nell'abisso? Giù nel buio che fa orrore. Giù nel baratro di malvagità. Giù nel buco infinito di violenza e barbarie, brutalità e atrocità. Quando la tenebra si fa penombra, riuscite quasi a distinguere i volti del male. Sono sempre le stesse belve. Hanno lineamenti diversi ma negli occhi scuri e nelle mani che strappano alla Terra vite innocenti, riconoscete indistintamente sempre la stessa matrice: è la matrice islamista che da decenni inzuppa il suolo di sangue. È impossibile sostenere a lungo lo sguardo su quelle anime nere. E così lo distogliete. Guardate altrove e finite per dimenticarvi dell'esistenza di quell'abisso. Anche se la voragine si fa sempre più profonda e ogni volta rischiate di finirvi dentro, inghiottiti.

Nel kibbutz di Kfar Aza le belve di Hamas hanno ammazzato duecento persone. Le hanno trucidate a sangue freddo. Quaranta erano appena bambini, addirittura neonati. Li hanno ammazzati mentre dormivano. Alcuni si trovavano nelle loro culle, altri nel lettone con la mamma e il papà. Hanno mozzato le loro teste e dato i loro corpi alle fiamme. Quando, ore dopo, è arrivato l'esercito israeliano, ovunque aleggiava "odore di morte": i cadaveri resi irriconoscibili dalla mattanza, la carne crivellata dalle fucilate, le teste rotolate lontane dai colli su cui si reggevano. L'orrore. Lo stesso che ha divorato le strade di Be'eri, altro piccolo kibbutz nel sud di Israele. Lì i morti, più di cento, sono stati trovati ovunque, nelle case e per strada. Intere famiglie bruciate vive mentre cercavano di scappare. Chi non è stato ammazzato, è ora ostaggio dei jihadisti. A Re'im di vittime se ne contano più di 250. Erano lì per ballare, ascoltare la musica e divertirsi. Nessuno di loro avrebbe mai pensato di essere tanto vicino all'orlo dell'abisso da finirci dentro, inghiottito.

Se vi fa orrore immaginare i corpicini senza vita dei neonati di Kfar Aza, quelle teste mozzate ed esposte come un trofeo, non voltate lo sguardo. Non distoglietelo. Continuate a guardare e ricordate. Ricordate l'urlo di guerra: "Allah akbar!". Ricordate i ventun cristiani copti sgozzati in diretta streaming su una spiaggia di Sirte. Ricordate i corpi senza vita riversi nel loro stesso sangue tra le poltrone del teatro Bataclan di Parigi. Ricordate le donne, gli anziani e i bambini falciati dalla folle corsa di un camion lungo la promenade di Nizza. Ricordate gli occhi impauriti di padre Jacques Hamel mentre lo sgozzano sull'altare della chiesa di Rouen. Ricordate i turisti italiani in un ristorante di Dacca, scelti tra decine di altri commensali musulmani, e trucidati solo perché non credevano nelle parole di Maometto. E, se non ne avete ancora abbastanza, ricordate anche le capitali europee brutalizzate dalle bombe: i cadaveri negli aeroporti, nelle metropolitane, sugli autobus. Ricordate i passeggeri trasformati in proiettili viventi e lanciati contro le Torri Gemelle per buttarle giù, per fare una carneficina, per ammazzare altre persone che loro chiamano "infedeli". Ricordate i nomi.

Degli innocenti, sicuramente. Ma anche dei carnefici e di tutte le sigle dell'orrore per cui hanno militato, siano esse al Qaeda, l'Isis o Hamas. Ma soprattutto ricordate la matrice: il fondamentalismo islamico.

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