Guerra in Israele

"Non siamo pronti a fermare la guerra": la rivelazione dell'ex capo degli 007 israeliani

Yaakov Peri ex capo dello Shin Bet parla del prosieguo della guerra, del negoziato sugli ostaggi e avvisa: "Liberarli non fermerà la guerra"

"Non siamo pronti a fermare la guerra": la rivelazione dell'ex capo degli 007 israeliani

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"Non siamo pronti a fermare la guerra": la rivelazione dell'ex capo degli 007 israeliani

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Yaakov Peri è stato capo dell'agenzia di sicurezza israeliana Shin Bet, il primo nato in Israele a dirigerla, e membro della Knesset per Yesh Atid, partito centrista e laico, guidato dall'ex giornalista Yair Lapid. Peri è stato anche nominato ministro della Scienza, della tecnologia e dello spazio, carica che ha ricoperto fino alle dimissioni nel 2014. La sua esperienza nello Shin Bet è utile per capire i prossimi passi del governo israeliano, nonostante la complessità della situazione.

Davanti a quali scenari si trova Israele?

Continueremo a negoziare e a combattere. Non siamo pronti a fermare la guerra. Il negoziato è bloccato. Ma Qatar, Egitto e Stati Uniti proseguiranno a trattare.

Netanyahu dovrebbe dimettersi?

Questa è una domanda molto delicata perché Netanyahu non è la sola personalità che ha delle responsabilità su quanto accaduto il 7 ottobre. Non è facile chiedergli di dimettersi. Anche se io personalmente penso che dovrebbe farlo e bisognerebbe andare ad elezioni. Questo è ora un grande argomento di dibattito in Israele.

Quanto andrà ancora avanti l'operazione di Gaza?

Abbiamo una situazione difficile a Gaza, nel confine nord con Hezbollah, sulle Alture del Golan con i gruppi filoiraniani e abbiamo grossi problemi anche in Giudea e Samaria. Il governo ha dichiarato che vuole eliminare Hamas e instaurare un nuovo governo. Ma per fare questo ci vuole molto tempo. Ancora oggi non abbiamo catturato o ucciso i più importanti comandanti di Hamas, ce ne sono 3 o 4 dentro Gaza e altri 3 o 4 fuori. Se si vuole eliminare Hamas bisogna eliminare questi capi, e non è semplice, ma ci stiamo lavorando.

E cosa accadrà ora?

Il cessate il fuoco ci sarà solo se verranno rilasciati gli ostaggi. Non sappiamo quanti di loro sono morti, il numero potrebbe essere tra i 30 e i 50. Se Hamas è d’accordo a fare ritornare a casa i rapiti, Israele farà un cessate il fuoco di un mese o un mese e mezzo. Ma mai accetteremo di fermare completamente la guerra.

Una volta completata l'operazione chi governerà Gaza?

Il governo di Israele non ha interesse che l’Autorità Palestinese gestisca Gaza perché è debole e non ha abbastanza potere per controllare la Striscia. Io penso che bisognerà riunire gli Stati arabi, cioè Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati, con rappresentanti dell’Autorità Palestinese. Loro potrebbero governare i 2,2 milioni di abitanti di Gaza e aiutarli. Ma non è facile trovare una soluzione.

È importante per il governo israeliano liberare gli ostaggi o ci sono obiettivi più impellenti?

La popolazione sta facendo una pressione molto forte sull’esecutivo per riportare a casa gli ostaggi. Però a quali condizioni? Hamas non è pronto a liberarli se Israele non fermerà la guerra, ma Israele non vuole farlo.

Qual è adesso per lei la migliore strategia politica e militare?

C’è molto da fare, non siamo ancora arrivati a Rafah, al confine tra Gaza ed Egitto, dobbiamo coordinarci con Il Cairo sulla Philadelphia Route. Il Cairo non è pronto ad accogliere i palestinesi, anche perché è contro i Fratelli Musulmani. Se Israele non troverà una soluzione, dovrà restare a Gaza. Non abbiamo altra scelta. Lo Stato ebraico deve continuare a esistere in sicurezza dopo la guerra.

Abbiamo promesso alle persone che vivono vicino alla Striscia che Hamas non sarà più una minaccia per loro.

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