Guerra in Israele

Pressing Usa su Israele: "Soluzione due Stati? Non impossibile"

Telefonata tra il presidente Biden e il premier Netanyahu. Washington propone il disarmo della Palestina

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Due righe alla fine di un comunicato più vasto: è questo lo spazio che la Casa Bianca ha apparentemente dato alla soluzione dei due Stati per risolvere la questione israelo-palestinese. Il resoconto della telefonata – durata una quarantina di minuti – tra il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu recita così: "Il Presidente ha inoltre discusso la sua visione di una pace e di una sicurezza più durature per Israele, pienamente integrate nella regione, e di una soluzione a due Stati con la garanzia della sicurezza di Israele". In realtà il tema ha dominato la conferenza stampa organizzata appositamente dal portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby.

Kirby ha approfondito la posizione della sua amministrazione e ha fornito molti più dettagli sulla telefonata, il primo contatto tra i due leader dal 23 dicembre. "Una soluzione a due Stati – afferma la Casa Bianca – non è impossibile". È un messaggio esplicito al premier Netanyahu che giovedì aveva negato l'ipotesi di uno Stato palestinese. Il premier, riferiscono fonti israeliane citate dalla Cnn, avrebbe però chiarito che i suoi commenti "non precluderebbero in nessun modo tale esito" (la formazione di uno Stato palestinese, ndr).

Biden ha assicurato che il capo del governo israeliano non è contrario a quest’idea e che sono in corso intense trattative diplomatiche per convincere Tel Aviv. Un’opzione che al momento sembrerebbe la base di partenza è il disarmo completo di Gaza e della Palestina. Un modello, quello della demilitarizzazione, privilegiato dalla diplomazia americana. "Ci sono – ha osservato Biden – diversi Stati membri dell'Onu che non hanno un esercito proprio".

Durante la conversazione al telefono sarebbero emerse le solite divergenze: da un lato infatti Netanyahu è pressato dall’opinione pubblica e dagli alleati di governo più estremisti (criticati dai democratici Usa); dall’altro Washington vuole conseguire dei risultati pratici per chiudere la guerra che ha già mietuto decine di migliaia di vittime e trovare un accordo con la leadership palestinese. Accordo che sarebbe ben accolto dagli altri Paesi arabi e musulmani del Medio Oriente.

Resta infine il nodo della sicurezza di Israele. Lo Stato ebraico può contare sullo stanziamento annuale di aiuti bellici che nel 2023 e nel 2024 è aumentato nonostante l’ostruzionismo del Congresso Usa che ha bloccato l’assistenza all’Ucraina. Nell’ambito dei negoziati sulla Palestina, Israele starebbe quindi chiedendo agli Stati Uniti delle garanzie di sicurezza più consistenti, in particolare dopo l’attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre. Si tratta, per gli israeliani, di una precondizione essenziale che avrebbe accettato anche il segretario di Stato statunitense Antony Blinken.

Nel frattempo continua l’operazione militare nella Striscia.

Nella notte tra venerdì e sabato l’esercito con la stella di David ha bombardato Khan Younis, a sud, teatro di aspri combattimenti nell’ultimo periodo.

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