Guerra in Israele

Si infiamma il fronte Nord, Israele avvisa Hezbollah: "Possiamo colpire Beirut". Uccisi due capi miliziani

Al-Debes, mente del movimento che ha ordinato i bombardamenti sullo Stato ebraico, è stato eliminato. In serata altra risposta dai libanesi: 20 razzi su Kiryat Shmona. Tensione alle stelle

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Dall’8 ottobre, il giorno dopo il massacro di Hamas, gli Hezbollah libanesi hanno attaccato quasi quotidianamente le comunità israeliane e le postazioni militari lungo il confine meridionale. Ma l’ultimo scambio di colpi, il più intenso, fa temere l’esplosione di un conflitto in piena regola tra lo Stato ebraico e il gruppo, il primo dal 2006. In un attacco nel Sud del Libano le forze israeliane hanno eliminato nella notte di mercoledì un comandante di Hezbollah della forza d’élite Radwan insieme al suo vice. Gli aerei da combattimento di Tel Aviv hanno colpito un edificio utilizzato da Hezbollah a Nabatieh, uccidendo Ali Muhammad al-Debes e Hassan Ibrahim Issa.

Al-Debes è stato una delle menti dietro un bombardamento a Megiddo che ha ferito gravemente un uomo, e ha pianificato ed effettuato altri attacchi contro Israele, anche durante il conflitto al confine in corso ed era responsabile degli affari palestinesi nel gruppo. Hussein Ahmad Aqeel, 36 anni, di Jebbayn è stato un altro membro ucciso. Dieci persone sono morte nell’attacco, tra cui sette civili di una famiglia. I membri di Hezbollah erano al piano terra dell’edificio colpito, mentre la famiglia era al piano superiore. Al-Debes era stato precedentemente preso di mira e ferito in un attacco israeliano nella città di Nabatieh, nel sud del Libano, una settimana prima. E ieri sera una raffica di circa 20 razzi è stata lanciata da Hezbollah dal Sud del Libano verso la città di Kiryat Shmona nel Nord di Israele: in città sono scattate le sirene di allarme e segnalate interruzioni di elettricità, ma nessun ferito.

Subito sono state pronunciate da Israele parole di fuoco. «Hezbollah ha intensificato di mezzo clic, noi abbiamo intensificato di un passo intero», ha detto il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant precisando che «non possiamo attaccare solo 20 chilometri all’interno del Libano ma anche 50. A Beirut e altrove». Gallant ha tuttavia aggiunto che Israele «non vuole una guerra ma se è forzato prenderà i provvedimenti per consentire ai civili di ritornare alle loro case al nord».

Sono 80mila gli israeliani sfollati da mesi a causa degli attacchi quotidiani di Hezbollah. Tsahal ha anche colpito dozzine di siti di Hezbollah nel Libano meridionale. Gli obiettivi presi di mira dai raid sono postazioni di lancio di razzi, edifici e altre infrastrutture utilizzate dal gruppo nell’area di Wadi Saluki. Ma anche Hezbollah non si è tirato indietro e ha alzato i toni.

«All’escalation di Israele rispondiamo con l’escalation, se costringono i nostri civili ad abbandonare le case, costringiamo i loro civili a lasciare le loro case, se distruggono le nostre case, distruggiamo le loro case». È quanto ha detto un alto rappresentante di Hezbollah, Shaykh Nabil Qawuq. Qawuq, membro del Consiglio centrale di Hezbollah, ha così commentato «il massacro di civili» compiuto da Israele nella notte a Nabatieh, capoluogo del Sud del Libano.

Infine gli Hezbollah hanno rivendicato subito dopo due attacchi con razzi contro altrettante caserme militari israeliane lungo la linea di demarcazione tra i due paesi, in particolare contro quella di Shtula e quella di Har Dov, sulle Fattorie di Shebaa contese tra Siria, Libano e Israele. Tel Aviv però ha già avvertito: non tollererà più la presenza di Hezbollah lungo la frontiera libanese, dove potrebbe tentare di compiere un attacco simile al massacro commesso da Hamas il 7 ottobre.

Mentre il capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha fatto presente in un discorso televisivo che il suo gruppo interromperà gli scontri a fuoco solo se a Gaza verrà raggiunto un cessate il fuoco completo.

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