Guerra in Israele

"Temono denunce per stupro": la rivelazione Usa su Hamas e la rottura della tregua

Secondo il dipartimento di Stato americano, i terroristi si sarebbero rifiutati di consegnare le israeliane rimaste nella Striscia per paura delle denunce di stupri subiti durante il periodo di prigionia

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I combattimenti tra Israele e Hamas sono ricominciati dopo sette giorni di tregua e entrambe le parti si sono scambiati accuse su presunte violazioni dell’accordo mediato dal Qatar. Secondo il dipartimento di Stato americano, però, la colpa sarebbe dei terroristi e della loro paura che le donne parlino. “Il motivo per cui questa pausa umanitaria è fallita è che non vogliono che queste donne possano parlare di quello che è successo durante il loro periodo di prigionia”, ha dichiarato il portavoce Matthew Miller, sostenendo di non avere alcun dubbio sulle informazioni relative agli stupri commessi da Hamas. “La pausa umanitaria, che ha portato al rilascio di ostaggi, è stata negoziata in termini molto chiari e prevedeva che la liberazione di donne e bambini fosse prioritaria. Verso la fine della tregua, Hamas continuava a trattenere le donne di cui era prevista la liberazione. Hanno rotto l'accordo, hanno inventato scuse non credibili per giustificarsi”.

Secondo il rappresentante del dipartimento, dunque, i terroristi avrebbero paura di ciò che le donne potranno raccontare una volta liberate. L’organizzazione palestinese ha più volte dichiarato di aver già liberato tutte le israeliane e i bambini catturate il 7 ottobre, ma secondo Israele ve ne sarebbero ancora tra i 122 ostaggi rimasti a Gaza. Le loro confessioni comporterebbero la sconfitta di Hamas nella guerra psicologica combattuta sui social network a colpi di video in cui i prigionieri incolpano il governo di Tel Aviv per l’inizio della guerra o si vedono gli ostaggi che, al momento del rilascio, ringraziano e “salutano con affetto” i loro carcerieri.

Fino ad ora, le donne tornate in Israele hanno dichiarato di non aver subito alcun abuso fisico da parte dei terroristi, ma questo non esclude che atti del genere si siano verificati, o che non siano ancora stati dichiarati pubblicamente per paura di rappresaglie contro le decine di prigionieri che si trovano ancora nella Striscia. Da un lato, è possibile pensare che gli uomini di Hamas abbiano fatto in modo di preservare gli ostaggi, visto che erano e sono tutt’ora la loro merce di scambio più preziosa, ma dall’altro le testimonianze di ciò che è avvenuto il 7 ottobre fanno capire che l’organizzazione palestinese usa lo stupro come arma di guerra.

Le oltre 1.500 denunce raccolte dalle Idf, infatti, dipingono un quadro dell’orrore in cui i terroristi “hanno usato lo stupro e la violenza sessuale in modo sistematico contro le donne e le bambine israeliane”. Una volontaria dell’esercito ha riferito che “alle bambine alle donne anziane, abbiamo visto che le israeliane sono state stuprate. Con forza. Fino a rompere loro le ossa”.

Un comportamento a tal punto bestiale che persino alcuni dei terroristi catturati nel contrattacco israeliano lo hanno criticato: “Sono diventati animali, non è umano fare una cosa del genere”.

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