Politica

La guida che manca

Il problema dei giovani al volante e del loro modo di affrontare la strada esiste, ma esiste una soluzione ai rischi che essi corrono direttamente e creano? Certamente non ne esiste una decisiva, drastica, singola, anche perché le problematiche scatenanti sono tante e diversificate. Le vetture moderne sono oramai dei veri gioielli di tecnologia, di elettronica al servizio del guidatore, di sicurezza attiva e passiva, ma non tali da prescindere dalle leggi della fisica.
La parte principale dell'automobile resta tuttora il suo guidatore; è lui che fa la vera differenza tra la sicurezza ed il pericolo. Purtroppo però, e questo ce lo dimentichiamo spesso, la «parte principale» di chi sta al volante è il suo cervello, il suo buon senso: è inutile infatti essere un bravo guidatore, che conosce le regole e persino i comportamenti dinamici della sua auto, se poi lo stesso fa lo stupido, le regole non le rispetta, guida da imbecille e senza buon senso!
Coordino e gestisco il nostro Centro Internazionale Guida Sicura da 17 anni, sono passati dai nostri corsi decine di migliaia di partecipanti, e continuano a venire ogni anno; tra questi tanti giovani, ed addirittura una nostra iniziativa triennale rivolta ai neopatentati dai 18 ai 25 anni ci ha permesso di lavorare sulla guida sicura di migliaia di questi ragazzi. Per poter parlare di quanto avvenuto ieri notte, con 11 giovani morti in «soli» tre incidenti, devo però premettere che do per scontato che chi guidava fosse sobrio e non soggetto a sostanze stupefacenti o eccitanti (pur se omologate!), perché in tal caso, non è più un problema di guida sicura - di cui mi sento competente - ma un problema sociale, culturale, che tocca più la famiglia e la scuola che la patente ed il buon senso al volante. Un giovane è tale per Dna, per data di nascita, per cervello; un giovane ha una visione di tutto, e soprattutto della guida, da giovane appunto, con tutta la grinta, spensieratezza, spavalderia, esibizionismo, stupidità a volte, che l'età presuppone.
Non possono essere le leggi in se stesse che rendono un giovane saggio ed esperto. Come nel lavoro si parla obbligatoriamente di informazione e formazione, così per me anche alla guida c'è carenza di questi aspetti fondamentali: non è solo questione di vetture potenti, di velocità eccessive, di sorpassi pericolosi. Spesso il giovane non sa, perché non ha esperienza, che sta viaggiando troppo forte o che sta iniziando un sorpasso a rischio. La patente è un documento troppo facile da conseguire; è troppo carente nella parte pratico-dinamica della guida reale. L'obiettivo numero uno deve puntare al miglioramento preventivo della capacità di guida del neopatentato, facendogli vivere delle esperienze dinamiche che gli facciano rispettare le velocità considerate modeste, ma in realtà a rischio in particolari situazioni stradali a prescindere dai limiti di velocità, che gli insegnino la differenza di aderenza tra strada asciutta e bagnata, che gli facciano capire i tempi di reazione suoi ed i valori di inerzia, di accelerazione della vettura che potrebbe guidare.

È su questo che si deve lavorare: in realtà, infatti, se frequenti i neopatentati, ti domandi come mai di incidenti sulla strada ne succedano così pochi.

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