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Ho perso e vinto. Ma ho 20 anni e sono nella storia

Ho perso e vinto. Ma ho 20 anni e sono nella storia

Mettere penna su carta per raccontare un’emozione, uno stato d’animo, l’intima percezione di un momento cruciale della propria carriera non è cosa facile per nessun atleta. Ma può essere importante vincere il riserbo quando decidi di dare un segnale forte a chi deve rialzarsi dopo un insuccesso, a chi ha bisogno di sapere che, oltre qualunque sconfitta, esiste sempre una possibilità di riscatto.

La mia Olimpiade di Pechino è anche questo. Un appuntamento che prepari per quattro anni, tra allenamenti, gare, sacrifici. Non puoi fallire, sei pronta, sei forte. Grande è l’attenzione, nel tuo Paese e nel mondo, gli occhi di tutti sono puntati addosso a te. Le aspettative sono altissime, parti favorita. Può starci, però, che proprio alla tua prima gara, proprio in quel preciso istante, qualcosa non va come ti aspettavi. E l’attimo dopo, quello in cui capisci che sei fuori dal podio, che la tua occasione di vincere è sfumata, è quello peggiore. Pechino, 11 agosto, 400 sl, ed io sono «solo» quinta.

Ma in occasioni come queste, difficili, la cosa più importante resta la consapevolezza dei propri mezzi. L’unica è cercare di reagire immediatamente, concentrarsi subito su nuovi obiettivi per sfuggire alla depressione, alla tristezza che viene da un fallimento. Così ho fatto io quel giorno, così sono riuscita a rialzarmi immediatamente. Solo lanciandomi a capofitto in un’altra impresa, quella del riscatto, quella più dolce.

Già nel pomeriggio del giorno della mia sconfitta, ho dimostrato a tutti di cosa fossi capace. Nella batteria dei 200 sl ho nuotato in 1’55”42, record del Mondo! E poi la finale dei 200 sl, 13 agosto. Sei in gara e sai che non puoi sbagliare, che hai la possibilità di vincere, che hai i numeri, sei la più forte. Sei sola in vasca, sola contro le tue avversarie, puoi contare solo su te stessa. Inoltre c’è quella prestazione non all’altezza delle aspettative, che proprio non ti è andata giù, da cancellare, una molla in più che ti spinge. La voglia di dimostrare al mondo intero chi sei.

Che giornata, che gara. 1’54”82, battuto il mio stesso record. E con la slovena Isakovic che proprio non ci sta a lasciarmi andare. Ho sudato, sofferto, vinto. Ho vent’anni e sono nella storia.

Tutto questo all’indomani di una sconfitta.
Federica Pellegrini

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