Politica

I 60 campi regno di estorsioni e droga

da Roma

È la prima mappatura completa dei campi nomadi romani lasciati in eredità dal sindaco Veltroni. Uno screening sulle 60 aree, in gran parte fuori legge, prese d’assalto da varie etnie rom. Questo primo specchietto riflette una più preoccupante situazione nazionale dove centinaia di zone presidiate da oltre 130mila rom (la metà sono giovanissimi, e fra questi rientrano la maggior parte dei 417 ragazzini che di media affollano gli istituti penali minorili) spesso diventano off-limits per le stesse forze dell’ordine con accampamenti stracolmi di clandestini, pluripregiudicati, latitanti, con basi per lo spaccio di droga e la ricettazione di auto, gioielli, rame, con allarmanti condizioni logistiche, igienico-sanitarie, di minima vivibilità. Il monitoraggio si è reso necessario alla luce dell’approccio che il governo Berlusconi ha voluto dare al tema dell’immigrazione clandestina e al contrasto della criminalità. Un modo nuovo di affrontare l’emergenza-sicurezza recepito dal successore di Veltroni, Gianni Alemanno, che proprio sulla chiusura dei campi nomadi abusivi ha puntato gran parte della sua campagna elettorale ignorando, forse, la reale portata del problema. Che è gigantesco, se si pensa che la Città Eterna vanta il record di accampamenti illegali. L’ultimo censimento fa salire a 48 (su 60) le aree irregolari, prive di qualsiasi autorizzazione, a rischio epidemia visto che ben 46 non hanno nemmeno un lavatoio, un water chimico, un monoblocco igienico, un’utenza individuale per l’acqua e la luce. Le condizioni igienico-sanitarie, campo per campo, spaziano da una valutazione di «pessimo» (47 campi) a «mediocre» (4), «discreto» (appena 9). La sufficienza è dunque un miraggio in strutture composte nella stragrande maggioranza da roulotte e baracche abitate - vedi i campi Benigni e Tor di Quinto - anche da 160/220 persone di media. Capitolo surreale quello dei campi rom esistenti in zone protette o sottoposte a vincoli paesaggistici: roulotte all’interno del «parco di Veio», insediamenti sparsi nel sito archeologico di Cinecittà, quattro baraccopoli lungo il «parco dell’Appia Antica» all’altezza di San Sebastiano. La proliferazione dei campi abusivi ai margini dei fiumi Aniene e Tevere, ne ha portati svariati ad esser classificati «ad alto rischio esondazione»: innanzitutto, Tor Di Quinto. Poi le casupole in legno e cartone tra i ponti Matteotti e Duca D’Aosta, le tendopoli alle spalle di via Bencivegna e di via Foce dell’Aniene. Quelli dove i risvolti criminali fanno segnare picchi preoccupanti d’intolleranza e delinquenza, talvolta sono i meglio attrezzati. Al «Lombroso» a Ponte Milvio vengono segnalate fortissime tensioni interne o il «Salviati 2» nei quali fioccano i conflitti legati a varie incompatibilità. Secondo i poliziotti e i carabinieri il più pericoloso resta il «Casilino 900»: ottocentocinquanta anime censite, più della metà conosciute ai poliziotti del 113 o ai carabinieri del 112. Furti, scippi, rapine, spaccio di droga. Codice rosso per le «volanti» e le «gazzelle» in occasione di retate o controlli di routine, è l’accampamento che dà meno garanzie d’incolumità per chi interviene a sirene spiegate. Discorso simile per il campo «Gordiani», regno della cocaina: su 240 occupanti, nessuno è stato visto svolgere un’attività lavorativa. La black list del degrado rom è infinita. Così come cresce, da anni, l’elenco dei reati che ogni giorno gli zingari mettono a segno all’ombra del Colosseo. Recentemente la Procura di Roma ha scovato una scuola di scippo per dieci fratellini rom tenuta dai genitori, ma il fiore all’occhiello restano purtroppo i furti in appartamento (rocambolesco il fermo di due rom a corso Trieste, entrambe in stato di gravidanza) e le violenze sulle donne. L’accattonaggio con borseggio, segnalano le forze dell’ordine, è un’abitudine inarrestabile specie in danno dei turisti. Se va bene, di media sono 10-12 denunce al giorno. Una consuetudine che va avanti anche grazie a personcine a modo come la 19enne del campo di Castel Romano che il 13 aprile, dopo aver alleggerito una turista del portafogli, è stata arrestata dai carabinieri per la 35ª volta. In classifica è la sesta zingarella con più precedenti.

La numero uno resta una 27enne bosniaca, fermata ad aprile a Verona: 75 «alias», 16 anni di galera mai scontati. (1-continua)

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