Cronache

I «moderati» che oggi scoprono chi è Caruso

Ma dove sono finiti

i padri Barnabiti?
Qualcuno si sarà chiesto perché i Barnabiti hanno deciso di chiudere il Vittorino da Feltre? Io ho provato ma non ho trovato le ragioni valide se non dal punto di vista economico, che dovrebbe essere il meno importante per la Congregazione. Rendono di più le case di riposo per anziani, cosa che i Barnabiti hanno già fatto. L'educazione, che è stata il fulcro di tutta l'attività per centinaia di anni, è stata ritenuta poco redditizia e abbandonata. Con una mentalità in puro stile supercapitalista si è operato nella svendita dell'istituto, fregandosene di docenti, allievi e famiglie. Come ho letto, nessuno dei barnabiti si è fatto vivo per spiegare le ragioni del rinnegamento della missione pedagogica e culturale della Congregazione. Inoltre, l'acquisto della scuola da parte di una struttura come il Bernini non fa ben presagire. Non c'è nessun razzismo contro le scuole di recupero o di promozione certa, ma il Vittorino era sicuramente un altro tipo di scuole, dove insegnanti preparati hanno «licenziato» migliaia di studenti, che hanno sicuramente dato prestigio alla comunità. Inutile ricordare Montale o, ai nostri giorni, l'ex sindaco Pericu. Anche il giornalista «cinematografico» Maurizio Cabona ha ricordato i suoi anni felici nell'istituto. Ora tutto questo farà parte della memoria storica, insieme a Mazzini e Garibaldi. Mi piacerebbe sentire a che il parere di qualche altro insegnate, se non tutti sono morti o scomparsi o nascosti o venduti (al Bernini). E gli ex allievi, il fiore all'occhiello della scuola, dove sono finiti? Sembra di parlare con i reduci, se ce n'è ancora qualcuno, della prima guerra mondiale. Forse in questi ultimi anni al Vittorino da Feltre sono andate sono delle ombre e dei fantasmi. Sarà necessario una seduta spiritica per evocare il loro ectoplasma? Poi, le famiglie, dove sono finite? E infine i grandi assenti, i Barnabiti.
Interessano di più

moschea e campi rom
Complimenti a Maurizio Cabona per l'articolo sul Vittorino da Feltre degli anni settanta. Anche gli anni successivi sono stati meravigliosi fino al Gotterdammerung dell'agosto 2007. Nessuno si è preoccupato della sua sparizione, né le autorità ecclesiastiche né quelle civili. Sono più interessanti i problemi delle moschee e dei campi nomadi. Grazie.
Carlo Pastorino
Che silenzio assordante

da parte dei cattolici!
Caro direttore, quale stridente contrasto tra la chiusura della scuola dei Barnabiti, il silenzio di cattolici, clero e laici, con l'ardimentosa esposizione di garanzia che la comunità di Sant'Egidio ha offerto ai rom della Valpolcevera. I Gesuiti prima, i Barnabiti ora, si dedicano ai poveri, con pasti, lenzuola e assitenza sostenuta da Erode e Pilato. Tanta teologia e cultura per fare ciò che ogni buon cattolico con le elementari avrebbe fatto prima e meglio! Il pauperismo neocattolico e neo-democratico abbandona la cultura e supplisce alle carenze delle istituzioni politiche. La fede cristiana perde dalla spina e dal tappo. Ma Gesù era direttore di un’agenzia assistenziale di Erode e Pilato?
Peppino Orlando
Ragazze e soprannomi

negli anni Sessanta
Ho molto apprezzato l’articolo di Maurizio Cabona, al quale mi piace aggiungere alcuni ricordi. Quell’anno, mi riferisco al 1957, le scuole iniziarono il 5 novembre a causa dell'influenza «asiatica». I docenti (sia religiosi sia laici) erano al 99% molto validi ma ci fu anche chi all'insegnamento preferiva il «business scolastico» tanto che finì sotto inchiesta negli anni '80; forse anche la direzione della scuola avrebbe dovuto fare qualcosa di più... prendere informazioni... verificare il «vociare»...
Ricordo che partecipai a gare sciistiche con tutte le scuole liguri a Limone Piemonte ed era un momento di contatti, conoscenze con studenti di tante scuole sia statali che private. Frequentavo il liceo Colombo e ricordo che le ragazze delle Dorotee e del Sacro Cuore erano molto più interessate a fare conoscenze rispetto ai ragazzi del Vittorino e dell'Arecco... che facevano sempre gruppo a se' anche a Limone.
I ragazzi dei Maristi e del collegio Emiliani erano più socievoli e parlo della fine degli anni '60! Ricordo anche che quando facevamo qualche partita a pallone sul campo a 7 di San Desiderio c'erano dagli spalti dei «lazzi» e degli «sfotto» per i ragazzi in campo di cui si sapeva che frequentavano istituti o scuole private dirette dalle suore dove fino a pochi anni prima entravano dal cancello solo le bambine e le ragazze. I soprannomi erano tipici per gli studenti delle scuole private ed in alcuni casi, dei gruppi scout dove si sentivano nomi tipo uri, Poppy, Pico per i ragazzi e Beba, Puny, Ketty per le ragazze.
Al liceo Colombo ci chiamavamo tutti per nome ed avevo qualche difficoltà con gli scout a chiamare «Ciccio» un ragazzo magro come un grissino. Al di là dei ricordi credo che da parte di tutti (genitori,insegnanti,dirigenti scolastici) occorre far qualcosa per far rientrare l'educazione in tutte le scuole dall’asilo all'Università.

Così siamo al minimo e noto la differenza quando vado alla scuola Lasalle di Torino a trovare mia nipote rispetto al linguaggio da caserma (oggi più di competenza delle ragazze che dei maschietti) nei bar e nelle strade limitrofe ad istituti scolastici di un certo nome!
Infine credo che occorre parlare di piu' dell'istituzione don Bosco,apprezzata anche in paesi tipo Egitto e Cina che ovunque insegna agli allievi sia a studiare sia un mestiere per guadagnarsi lo stipendio.

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