Con i Vanzina si ride a «Miami Beach»

Cinzia Romani

Le feste, le spiagge, i localini, la notte. È Miami Beach vista dagli italiani che frequentano quell'Eden americano, sempre più numerosi secondo le statistiche. E così s'intitola la nuova commedia romantica dei fratelli Vanzina (dal Primo giugno): è da Miliardi (1991) e Sognando la California (1992) che i figli di Steno perpetuano il sogno a stelle e strisce, anche attraverso attori come Faye Dunaway, Daryl Hannah e Matthew Modine, pronti a recitare nelle loro «va(ca)nzinate». Stavolta tre storie intrecciate impegnano Ricky Memphis, Max Tortora, Paola Minaccioni e altri visi noti del nostro star system in un racconto di costume italiota. Sicché non stupisce lo scarparo romano Giovanni (Max Tortora), che per combattere la penosa digestione d'un doppio cheeseburger, libera un rutto lunghissimo nella sauna d'un albergo di lusso, sentendosi dire: «Lei è una brutta persona». Intanto il figlio Luca (Filippo Laganà), tra party e sport, s'innamora della milanese Valentina (Camilla Tedeschi): i ragazzi non sanno che frequenteranno lo stesso corso universitario. Poi ecco la 17enne Giulia (Neva Leoni), scappata dal padre (Ricky Memphis): i due dovevano andare in vacanza insieme, ma ha prevalso la ribellione. E se l'Italia è un paese depresso, Miami Beach fa ritrovare il divertimento agli italiani in trasferta. Né manca il tema-feticcio dei Vanzina, l'odio-amore tra Roma e Milano, stemperato in battute divertenti e in atteggiamenti comuni a terroni e polentoni, come il cellulare che squilla in continuazione. «Le cose che fanno ridere sono sempre le stesse, come l'equivoco, le corna... L'importante è attualizzare i meccanismi. Il nostro è un film molto leggero e disimpegnato, pensato per l'uscita estiva. Ha una componente molto forte sui ragazzi, spero possano riconoscersi», dice Carlo Vanzina, che col fratello Enrico ha firmato 58 film in 40 anni di carriera. «Quattro anni fa avevamo visitato vari campus universitari insieme alle mie figlie, che impazzivano all'idea di studiare là.

È dal campus che sono partito per il soggetto», spiega Enrico.

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