Controcultura

Idea sfuggente e scomoda ma venderà cara la pelle...

Giordano Bruno Guerri«Le grandi nazioni si sono sempre comportate come gangster, quelle piccole come prostitute», diceva Stanley Kubrick. Continueranno a farlo, perché questo è nella loro natura. Ma, al di là degli aforismi, lo stesso concetto di Nazione sfugge, ora ingabbiato nello Stato, ora diluito nel Popolo. Per certo si sa solo che viene dal latino natio, nascita: di una comunità di individui, con regole, storia, cultura comuni. La Nazione comprende dunque tanto il Popolo quanto lo Stato, ma è ridotta a una parola desueta e sospetta. Perché puzza dell'iroso figliastro Nazionalismo. Perché non ha leggi né soma. Perché ha vita nella declinazione Nazionale, apprezzata solo se si tratta di prodotti doc, se proceduta dall'articolo che gonfia i cuori, «la» Nazionale, o da un prefisso che la enfatizza negandola, Internazionale. Il destino di Nazione è incerto, ma di sicuro dicotomico. Per un verso è esplosa e disintegrata nel gran frullatore della Globalizzazione, che della Nazione tiene conto come di una carota in un frappé di verdure. Per un altro verso è costretta nella gran gabbia macinante uniformità che sono gli agglomerati di Popoli e Stati. Sentiamo sempre parlare di Popolo europeo, di Stato europeo, e mai di Nazione europea: perché gli Stati si possono fondere, i Popoli si possono mischiare, ma le Nazioni no, sono une, indivisibili e infrullabili, pena l'estinzione. Documentiamoci, dunque, sulla Nazione, che si voglia proteggerla o distruggerla, a piacimento. Per gli strapaesani c'è Il reame dei cornuti di Francia di Curzio Malaparte, per i novecentisti Il complotto contro l'America (Einaudi) di Philip Roth.

Si scopre in entrambi che la Nazione venderà cara la pelle.

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