Elena Giliberti
da Milano
Nel 1970 erano solo 144mila. Oggi, nel nostro Paese, il numero di immigrati regolari è arrivato a 2milioni e 800mila. Crescita vertiginosa considerando i trentacinque anni in cui è avvenuta, ma nulla in confronto a quello che si prevede per il futuro. Tra dieci anni in Italia vivranno circa 5 milioni e mezzo di stranieri. I numeri arrivano dal quindicesimo rapporto sull'immigrazione redatto da Caritas/Migrantes, presentato ieri in sedici città italiane e considerato la fonte più autorevole di analisi statistica del fenomeno dell'immigrazione in Italia. E spaventano, visto il ritmo di crescita previsto dall'équipe scientifica che ha realizzato il lavoro.
Roberto Calderoli, ministro leghista delle Riforme, parla di «invasione». E commenta: «Lunica soluzione ormai è la tolleranza zero». Poi aggiunge: «Gli immigrati sono una risorsa soprattutto per la Caritas che, nel tempo, non ha mai ignorato il business degli immigrati». La stima delle presenze regolari è basata sui dati del ministero dell'Interno aggiornati al 31 agosto 2004, sui visti rilasciati dal ministero degli Affari esteri, e sui figli nati in Italia da genitori stranieri nell'ultimo anno. Tra nascite, ricongiungimenti e arrivi, il numero è raddoppiato rispetto al 2000, e dovremo moltiplicarlo di nuovo per due entro il 2015.
Nelle grandi città come Roma e Milano l'incidenza sfiora ormai il 10 per cento, avvicinandosi a quella di altre città europee, e su scala nazionale siamo ormai vicini ai livelli di immigrazione riscontrati in Spagna e Gran Bretagna. Ma lo smacco più grande per gli italiani doc, messo in luce dai dati pubblicati sul dossier, riguarda l'istruzione: nel nostro Paese ci sono, in percentuale, più laureati tra gli stranieri che tra i compaesani. Gli immigrati che si sono guadagnati il titolo di «dottore» sono infatti il 12,1 per cento, mentre gli italiani sono solo il 7,5 per cento.
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