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Inchiesta Protezione civile: ecco i verbali inediti

Regali e richieste hard: ecco i verbali inediti dello scandalo appalti

«PROCURATORE, DA CAMILLO PERQUISIZIONE IN CORSO»
Telefonata delle ore 8,17 del 10.2.2010, dall’avvocato Salvatore Sciullo al procuratore aggiunto Achille Toro. Sciullo: «Buongiorno dottore, mi scusi se la disturbo a quest’ora, io sono qui a casa di Camillo (figlio del procuratore, ndr) perché stanno facendo una perquisizione da parte della procura di Firenze». Achille Toro: «Oh... madonna mia». S: «Allora. volevo sapere... da lei non stanno facendo nulla?». AT: «No... ». S: «È un procedimento contro Azzopardi, Cerruti, Belmonte con riferimento a una rivelazione del segreto d’ufficio per un... eventuale appalto... sembra... della contestazione». AT: «Oh mamma mia, mi ripete un attimo, quali indagati?» S: «Azzopardi, Cerruti, Di Belmonte». AT: «Oh mannaggia». S: «Adesso stanno facendo la perquisizione... comunque io sto qui in presenza, non ci sono problemi» (...). AT: «E Camillo?». S: «A Camillo un 326, un 378, rivelazioni di segreto d’ufficio». AT: «Rivelazione di segreto d’ufficio, mannaggia la miseria». S: Non si preoccupi, ci sono io a tranquillizzarla, le faccio sapere più tardi».

LA TELEFONATA FRA IL «VICE» E IL «CAPO»
Alle 12.26 del 10 febbraio Achille Toro parla col suo superiore, il procuratore capo Giovanni Ferrara. Toro: «Me ne sono tornato a casa Gianni». Ferrara: «Sei a casa adesso...». T: «Sì, sono andati a perquisire pure dove stava Stefano (si sbaglia, ndr) all’ufficio ... delle Infrastrutture». F: «Dove?», T: «A Porta Pia, te l’ho accennato no?» (...). F: «Domani vieni che vediamo che cosa accade sui giornali (...)». T: «Parlano dell’arresto di Bertolaso». F: «Ma non l’hanno mica arrestato!» (...). T: «Voglio la copia di quello che hanno notificato a mio figlio per capire che cacchio stanno facendo... mi preoccupa sto fatto che sono andati a perquisirlo nell’ufficio romano, figurati un pochettino, l’immagine per lui (...). vabbè, niente Gianni, non me la sento oggi».

CHIAMA REPUBBLICA: «ACHILLE CHE MI DICI?»
Alle 15.51 del 10 febbraio un redattore di Repubblica telefona ad Achille Toro: «Achille, non scappare... ». T: «Che vuoi che ti dica? Non so bene di che cacchio si parla... ». G: «È vera o e falsa? Perché non ti vogliamo mica mettere in mezzo se è falsa (...) praticamente mi chiama il collega (...), mi fa, dice, “guarda, forse si deve verificare se Achille è raggiunto da qualche cosa”». T: «A me non è arrivato niente». G: «“A me mi pare difficile, impossibile conoscendolo”». T: «(...) è un clima... tu hai capito, da quando la storia di Genchi, non campo più». G: «Te ne devi fregare». T: «(...) Io non mi sono occupato personalmente di queste cose, non ero in quell’indagine del pm Colaiocco, la seguiva il procuratore (...)».

LA NOMINA DI BERTOLASO? «SE NON L’ARRESTANO PRIMA»
Prima che arrivi lo tsunami giudiziario, Achille e Camillo Toro scherzano sulla futura nomina di Bertolaso a sottosegretario. A: «Bertolaso dovrebbero farlo prima». C: «Prima?». A: «Ah, no, forse no, aspettano tutti». C: «Se non l’arrestano prima». Achille ride. C: «È quello il problema». A: «Be’, sai, prima o poi arrestiamo tutti quanti, non vi preoccupate. Questo è il nostro mestiere». Seguono telefonate tra Camillo e Alfonso Papa, parlamentare Pdl, ex magistrato, vecchio amico della famiglia Toro.

LA MOGLIE DELLA TOGA: «INGENUI ACHILLE E CAMILLO»La moglie di Achille Toro parla con la propria sorella. «Mio figlio è stato un ingenuo, che a 38 anni non dovrebbe essere (...) uno cerca di evitargli le cose, però se sono cretini... ma lui non è cretino». (...) «A me non me ne fotte un cazzo... cioè nel senso che Achille se ne va in pensione perché ha deciso di andarsene, perché dice, “siccome praticamente sono attaccato, perché avevo l’80 per cento delle possibilità di diventare procuratore di Roma, e adesso quindi questi non avranno tutta questa virulenza dell’attacco” (...) nelle carte non c’è niente, c’è praticamente le parole di un fanfarone (...), un nessuno che però si muoveva freneticamente per avere gli appalti come tutti gli imprenditori... però praticamente veniva ricevuto da certe persone facendo un certo nome (...) si è peccato di ingenuità, anche Achille».

«I COLLEGHI DI FIRENZE SCORRETTI E IN MALAFEDE»
Parlando con una certa Rossella, Toro si sfoga: «Bertolaso non c’entra un cazzo, e io allora? (...). Questi sono stati scorretti, io lo conosco bene al capo, e figurati un poco, e pure Gianni (Ferrara, procuratore capo di Roma, ndr)... che l’altro giorno lui ha chiesto... a questo punto perché stavamo facendo pure noi le indagini... le carte... manda l’ultima pagina quando su tutti... quella sulla competenza... ormai internet ci sta tutta l’ordinanza, per dirti la malafede de sta gente».

UN PRETE E UN ATTORE «PROSTITUZIONE MASCHILE»
Un’informativa del Ros datata 5 febbraio, pur non riguardando in alcun modo gli appalti, finisce incredibilmente tra gli atti dell’inchiesta: ipotizza l’esistenza di «una rete organizzata, operante soprattutto nella capitale, di sfruttatori o comunque favoreggiatori della prostituzione maschile». Due sarebbero i «mediatori»: un religioso nigeriano di 40 anni (perquisito in un’inchiesta sullo sfruttamento della prostituzione) e un attore italiano di 33 anni, intercettati mentre parlano con Angelo Balducci e altri. Prete e attore spesso «sponsorizzano» ragazzi italiani e stranieri, decantandone le qualità. Ecco alcuni stralci: «Non ti dico altro è alto due metri per 97 chili, 33 anni, completamente attivo... »; «... c’ho due amici di Cuba che stanno qua, veramente belli, ho organizzato a casa di Mike»; «Una situazione da Napoli... c’è... non so come dirti, veramente una cosa da non perdere... quasi 32 anni, si parla di un’altezza di 1.93 per 92 chili, gran bel ragazzo»; «uno un po’ più alto di me, palestrato, un bel tipo completamente attivo, moro, capelli corti, è un’ottima soluzione se no non avrei insistito»; «vuoi stare con il norvegese o anche con Richard? Che mi ha detto che può anche andare via, mi ha detto... se non lo vuoi»; «c’è un amico croato che voleva vederti, se puoi trovare un’oretta, è una soluzione importante, lui è molto, molto, molto alto... in tre sarebbe difficile per lui»; «In confronto a lui io sono normodotato... ha un fisico incredibile, si libera alle dieci, è un amico mio e fa quello che dico io». Il tutto inframmezzato da sms che tradiscono la «professione» di uno dei presunti procacciatori di ragazzi: «Sto in Vaticano - scrive in un messaggio - ora non posso parlare».

MINZOLINI «BECCATO» CON DUE SUE FONTI
Anche il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, finisce tra le intercettazioni incrociate dell’indagine. Per i pm fiorentini è amico di Balducci e Anemone. Il primo lo invita a cena, mentre con il secondo si scambiano auguri per le festività di Natale. A interessare i magistrati è in particolare una telefonata di congratulazioni che Balducci fa a Minzolini al momento della nomina: «Sono Angelo, è inutile che te lo dica io, questa mattina mi ha chiamato Sandri (Leonardo, cardinale, ndr), quando io gli ho accennato lui era felicissimo proprio». Anche Anemone il giorno dopo chiama per congratularsi: «Grande, solo questo, grande, ottimo». Per i pm inoltre i tre si incontrano in un’occasione per organizzare un’intervista di Vincenzo Mollica con Lorenzo Balducci, figlio di Angelo, che era protagonista del film «Io, Don Giovanni». Qualche giorno dopo Balducci ringrazia Minzolini: «Grazie, bellissimo, anche le scene si prestavano bene, non ho parole». Minzolini, interpellato dal Giornale, giustifica quelle frequentazioni tagliando corto: «Erano delle mie fonti, siamo rimasti in rapporti cordiali, nulla di più».

QUEI REGALI DI PISCICELLI PER LA SEGRETARIA DI FINI
Nel capitolo dedicato alla realizzazione della piscina di Valco San Paolo per i Mondiali di nuoto di Roma 2009, intercettando l’imprenditore Piscicelli, il Ros incappa in numerosi contatti eccellenti. Tra questi - scrivono i carabinieri - anche alcuni con Rita Marino, segretaria particolare del presidente della Camera Gianfranco Fini, a cui l’imprenditore il 24 novembre 2009 si rivolge per «una cosa vitale»: «Senta dottoressa, avevo bisogno di vederla un minuto per una cosa vitale. Le devo parlare... quando posso venire a disturbarla? Domani mattina?». La donna prende tempo. In un’altra intercettazione tra Piscicelli e un ingegnere (9 dicembre) che gli chiede in che modo arrivare a parlare con il sindaco di Roma Alemanno, Piscicelli spiega: «Dobbiamo fare prima un passaggio diverso, dobbiamo prendere Mauro (Della Giovanpaola, ndr) e andare da Rita Marino, ora mi organizzo». E per Natale Piscicelli chiede alla segretaria se «i regali sono pronti». La segretaria conferma: «Quello di Balducci e quello di Rita Marino stanno sulla sua scrivania».

«ALL’ENI CON SCARONI? UNA VERA EMOZIONE»
Il commercialista di Anemone e Balducci, Stefano Gazzani, al telefono con un amico racconta che sta per essere nominato componente del collegio sindacale dell’Eni e su interessamento di Balducci sta cercando di ottenere «un titolo» presso l’università di Tor Vergata. Ma è il posto all’Eni a emozionarlo. Non per i soldi, giura: «Che cazzo me ne frega a me? Io voglio dire, tanto il collegio sindacale dell’Eni, vado lì se mi nominano, mi daranno 50mila euro l’anno perché quello è il tetto massimo delle parcelle, ma non è tanto quello, è quello di mettersi seduto allo stesso tavolo con Scaroni».

LA RAGAZZA ASSUNTA AL CLUB IDENTIFICA IL «GENERALE» 007
L’informativa del 4 febbraio assegna finalmente un nome al misterioso «generale di via Merulana», uomo dei servizi che era emerso dalle intercettazioni mentre chiacchierava con Anemone e Balducci, chiedendo tra l’altro di trovare un posto di lavoro a sua figlia. Per il Ros, che lo pedina e lo fotografa fin sotto casa, l’ufficiale è Francesco Pittorru, generale delle fiamme gialle «in prestito» all’Aisi, l’ex Sisde. Il suo è uno dei nomi che, tra l’altro, Balducci raccomanda alla segretaria di riportare nella nuova rubrica telefonica, insieme a quelli di «Soru, Francesco Carta, poi che ne so, Roberto Rocca per esempio, Rutelli, e poi Marco coso, lì... Follini, e poi i vari politici, Grillo, tutta questa gente qui». In un’altra intercettazione tra Balducci e un suo collaboratore si fa riferimento a un altro generale della Gdf e, marginalmente, a Niccolò Pollari, l’ex capo del Sismi.

MATRIX E L’INTERVISTA AL GIOVANE BALDUCCI
La sera del 13 novembre 2009 la puntata di Matrix su Canale 5 è dedicata al film Ce n’è per tutti. In studio c’è uno degli attori protagonisti, Lorenzo Balducci. I carabinieri annotano che una richiesta per ottenere un passaggio televisivo su quel canale era stata fatta da Fabio De Santis (procuratore alle opere pubbliche della Toscana, tra gli arrestati) in direzione dell’architetto Giovanni Facchini, che avrebbe avuto conoscenze in Mediaset.

SPUNTA ANCHE L’UNICEF INSIEME A REGINA PROFETA
Il nome di Vincenzo Spadafora, attuale presidente dell’Unicef Italia, viene ripetutamente citato dai carabinieri in un’informativa sui rapporti tra la «promoter» brasiliana Regina Profeta, che lavorava al Salaria Sport Village, e Diego Anemone. In una telefonata la brasiliana chiede all’imprenditore se l’indomani andrà «da Vincenzo Spadafora», ossia alla sede dell’Unicef, dove è in programma un convegno «dove c’è Filippo Balducci e c’è anche Veltroni». Il nome di Spadafora spunta anche in altre telefonate, accostato al nome di Rutelli, del quale il primo era stato capo di gabinetto al ministero al ministero dei Beni culturali. Secondo De Santis, infatti, Spadafora avrebbe avuto «due disciplinari», due incarichi per le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia.

L’EX ARBITRO AGNOLIN: «COMPRIAMOCI IL VENEZIA»
Il 3 dicembre 2009 l’ex fischietto Luigi Agnolin chiama il commercialista Gazzani e gli sollecita notizie sull’acquisto del Venezia calcio: «Sono Agnolin, allora, avete notizie su questo incontro?». G: «Guarda, devo vedere i due fratelli (Anemone, ndr) oggi pomeriggio, ti faccio sapere qualcosa per stasera». Ma il business sembra tramontare.

E il giorno dopo Gazzani chiama Agnolin e gli dice che per ragioni di opportunità gli Anemone non possono «muoversi in questo periodo, ma se ne può riparlare tra sei mesi, sono questioni di natura personale».

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