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Inchieste Bari, Tarantini agli arresti domiciliari

Il gip del tribunale non convalida il fermo per l'imprenditore barese, ma ha emette un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari: secondo il magistrato non c'è pericolo di fuga, né di inquinamento delle prove. Il procuratore Laudati: "E' più di una mezza sconfitta"

Inchieste Bari, Tarantini agli arresti domiciliari

Bari - Esce dal carcere, ma andrà ai domiciliari. Il gip del tribunale di Bari, Vito Fanizzi, non ha convalidato il fermo dell’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, ma ha emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Il gip, spiega il legale di Tarantini, Nicola Quaranta, "non ha ritenuto esistenti né il pericolo di fuga, né quello di inquinamento delle prove". Gli arresti domiciliari, ha concluso, sono stati decisi "sulla base di un pericolo di reiterazione probabile".

Le inchieste L’accusa con cui era stato fermato Tarantini è quella di spaccio di cocaina nelle feste vip in casa sua nel 2008, in particolare durante la vacanza estiva in Sardegna. L’udienza si è svolta dinanzi al gip del tribunale Fanizzi, lo stesso giudice che il 7 agosto scorso ha firmato il provvedimento restrittivo in carcere notificato a due dei tre coindagati di Tarantini nell’ambito delle indagini sul giro di droga nelle feste vip: Stefano Iacovelli e Massimiliano Verdoscia, che a fine agosto hanno ottenuto i domiciliari dal tribunale del Riesame. Tarantini ha deciso di rispondere alle domande chiarendo di non aver mentito al pm Giuseppe Scelsi sulle quantità di cocaina acquistata nel 2008. Il nome di Tarantini era emerso anche per gli appalti truccati della Sanità pugliese e in relazione a escort e donne immagine portate alle feste del premier Silvio Berlusconi.

Il procuratore: sconfitta La mancata convalida del decreto di fermo e la concessione degli arresti domiciliari all’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini "sono anche più di una mezza sconfitta". Lo ha ammesso il procuratore della Repubblica, Antonio Laudati, commentando la decisione del Gip. 

Tarantini: il gip mi ha creduto "Sono molto soddisfatto. Il giudice mi ha creduto. È emersa la verità". Così Gianpaolo Tarantini ha commentato, parlando con il suo legale Nicola Quaranta, il provvedimento che non ha convalidato il decreto di fermo. Tarantini nel primo pomeriggio è partito alla volta della capitale assieme alla moglie. Durante l’interrogatorio l’imprenditore barese ha chiarito che la cocaina acquistata a Bari dal suo pusher di fiducia, Nico, nel periodo che va da giugno a settembre 2008 è stata di 237 grammi, ed ha contestato un’altra fornitura di circa 50 grammi che Nico ha detto di avergli consegnato il giorno della vigilia di Ferragosto 2008, quando Tarantini ritiene di non essersi mosso dalla Sardegna dove si trovava in vacanza. Per quanto invece riguarda le contestazioni che gli venivano mosse dalla procura in relazione alla sola fornitura di droga nel periodo della vacanza in Sardegna (nei week end di luglio e dal 3 al 26 di agosto 2008), Tarantini ha meglio ricordato gli acquisti fatti: "Si è trattato di 120-130 grammi", ha detto al giudice Fanizzi rettificando quanto aveva dichiarato al pm Giuseppe Scelsi durante l’interrogatorio del 27 luglio scorso. Durante quest’ultima audizione spiegò di aver acquistato da Nico "50-70 grammi" di sostanza stupefacente.

Il giudice ha comunque ritenuto di escludere nell’ordinanza di custodia cautelare l’aggravante contestata dalla pubblica accusa a Tarantini: di aver commesso un reato per favorirne un altro (art.61 comma 2 Codice penale), cioè di aver usato la cocaina per favorire l’attività di prostituzione delle ragazze della sua ’scuderià. L’indagato ha quindi indicato e ammesso i cinque acquisti di cocaina (di circa 20, 50, 85, 50 e 45 grammi). Ha aggiunto che per 50 grammi di cocaina pagava 3.000 euro, quindi un grammo gli costava 60 euro.

A quanto è dato sapere, il provvedimento del gip è composto da due pagine scritte a penna in carcere e allegate al verbale di udienza.  

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