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«In India per far tornare a casa i marò»

«In India per far tornare a casa i marò»

Quattro giorni. Solo quattro giorni. Novantasei ore per conquistare i mercati del continente asiatico, fonte del 54% del Pil mondiale, del 44% del commercio e del 60% della crescita globale. Se si pensa che lo sviluppo dell’economia italiana dipende per il 50% dall’interazione con i mercati esteri e che il sudest asiatico, una delle aree più dinamiche, offre 600 milioni di consumatori, si capisce come il nostro ministro degli Affari esteri Giulio Terzi si sia affrettato a preparare le valigie. Partirà lunedì 27 febbraio e fino al 2 marzo sarà impegnato in India, Vietnam e Singapore, per poi fare un salto anche a Istanbul. Con una media di tre, quattro incontri al giorno con premier, ministri degli esteri e del commercio, Terzi compirà il suo tour di rilancio della diplomazia e dell’economia italiana accompagnato da un gruppo di nostri imprenditori.
Ministro Terzi, la sua prima tappa a New Delhi sembra particolarmente impegnativa e forse anche imbarazzante. Il suo scopo è promuovere il nostro commercio, ma incombe il gravissimo problema dei due marò trattenuti dalle autorità indiane, per i quali non si è ancora trovato uno sbocco.
«Questo viaggio, come può ben immaginare, è stato programmato prima che accadesse quello che è accaduto. Naturalmente ora il punto numero uno dell’agenda di tutti i miei incontri è la sorte dei nostri due uomini in uniforme. Erano impegnati in un’azione di contrasto alla pirateria, un fenomeno gravissimo su cui tutta la comunità internazionale e le Nazioni unite non risparmiano sforzi e che richiede il convinto sostegno di tutti gli stati, soprattutto quelli rivieraschi. L’obiettivo è quello di farli tornare a casa dalle loro famiglie. In India farò il punto con il sottosegretario Staffan De Mistura, che ho inviato per sostenere a livello politico la delegazione dei ministeri Esteri, Difesa e Giustizia giunta sul posto subito dopo il fatto. È importante non fare passi affrettati. Ho sentito gli appelli lanciati dall’onorevole La Russa. Lo conosco e so lo spirito con cui li ha fatti. Vi sono situazioni che vanno affrontate a muso duro. Altre richiedono la stessa determinazione, la massima fermezza, ma anche tempi diversi e diplomazia, per evitare inutili e controproducenti innalzamenti di toni».
Ha incontrato i genitori di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone?
«Ho parlato con i genitori di Salvatore Girone. Il loro dolore è stato anche il mio, ho pensato a cosa avrei provato se uno di quei ragazzi fosse stato mio figlio. Ho dato la mia parola che farò il possibile e l’impossibile per riportarli a casa. E devo riuscirci».
Questo viaggio in Asia è stata una sua idea o del presidente Monti?
«Devo dire di entrambi. Non si tratta solo di un viaggio con scopi commerciali ed economici, ma anche politici e soprattutto finalizzato a riallacciare rapporti anche personali tra imprenditori e autorità politiche, indispensabili in questi casi. Nei riguardi di questi paesi c’è stata da parte nostra una certa assenza e il Governo vuole testimoniare la sua prioritaria attenzione per i più promettenti, come ad esempio il Vietnam, che sta vivendo una brillante fase di attivismo internazionale e di prorompente crescita economica. La Piaggio ha aperto il suo secondo stabilimento a Vinh Phuc, che inaugureremo proprio durante la nostra visita, alla presenza del Viceministro vietnamita e del presidente Colaninno. Gli incontri con le varie personalità istituzionali di questa area asiatica serviranno anche per uno scambio di idee e di progetti riguardanti i problemi del mondo che ci circonda: le guerre, le rivoluzioni, il nucleare, la difesa dei diritti umani ovunque vengano calpestati».
A proposito di nucleare, sono in molti a pensare che nel 2012 da parte dell’Iran avremo qualche brutta sorpresa.
«Il programma nucleare iraniano ha raggiunto livelli vicini al limite che tecnicamente separano l’arricchimento dell’uranio per scopi pacifici di produzione di energia, dalla condizione che mette in grado Teheran di dotarsi di un’arma nucleare. E vi è comunque l’effetto minaccia, su cui punta senz’altro il regime iraniano: l’intimidazione. Contro questi scenari occorre continuare con lo strumento delle sanzioni che abbiamo rafforzato e che mette in difficoltà il regime».
Dopo il Vietnam lei farà tappa a Singapore...
«Singapore è fra i membri fondatori dell’Asean, Association of South-East Asian Nations, un’organizzazione politica, economica e culturale che include circa l’8% della popolazione mondiale ed ha un Pil di settecento milioni di dollari. Proprio da quella zona del mondo viene una forte domanda di intensificare i rapporti con l’Unione europea con cui vi è un interscambio di 500 miliardi di euro».
Non pensa alla fine del suo mandato di rimanere in politica?
«Non ci crederà ma non mi ha sfiorato l’idea, non ne ho avuto neanche il tempo».
Ma allora lei avrà 67 anni e non potrà tornare a fare il diplomatico perché sarà in pensione...
«Non conosco la parola “pensione” o, meglio, la ricollego all’idea di un piccolo albergo dove trascorrere qualche giorno di vacanza con la mia famiglia.

A questo sì, ci penso».

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