Politica

Intercettazioni, lunedì al Senato: ipotesi fiducia Schifani: no a legge interpretata come bavaglio

Il ddl sulle intercettazioni sarà all’esame dell’aula del Senato da lunedì prossimo. Le opposizioni hanno denunciato il contingentamento dei tempi. Vito non esclude la possibilità di porre la questione di fiducia

Intercettazioni, lunedì al Senato: ipotesi fiducia 
Schifani: no a legge interpretata come bavaglio

Roma - Il ddl sulle intercettazioni sarà all’esame dell’aula del Senato da lunedì 31. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che ha deciso a maggioranza. Le opposizioni hanno denunciato il contingentamento dei tempi e riferito che il governo non avrebbe escluso la possibilità di porre la questione di fiducia.

Vito non esclude la fiducia La conferenza dei capigruppo ha deciso, a maggioranza, di discutere del ddl intercettazioni nell’aula del Senato da lunedì 31 maggio mentre aleggia l’ipotesi del voto di fiducia sul provvedimento fortemente contestato dall’opposizione. Ai cronisti che chiedono se verrà posta la fiducia il capogruppo del PdL al Senato, Maurizio Gasparri, risponde: "Non sono io a deciderlo ma il governo e dipenderà dall’opposizione, da quanti emendamenti ci saranno e se verrà fatto ostruzionismo". La presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro è convinta che "il governo porrà la fiducia". "Lo abbiamo chiesto al ministro Vito che non lo ha escluso", precisa Anna Finocchiaro che ipotizza come data l’8 giugno. Dello stesso parere è il senatore dell’Idv Fabio Giambrone presente alla conferenza dei capigruppo.

Schifani: la legge non va interpretata come un bavaglio "Vorrei evitare che dal Senato possa essere approvata una legge che venga interpretata, non entro nel merito, come legge bavaglio nei confronti della comunicazione", ha detto il presidente del Senato Renato Schifani, a margine di un convegno a palazzo Giustiniani, a proposito del ddl intercettazioni. "Siamo riusciti - ha detto la seconda carica dello Stato- a indurre la maggioranza a non insistere sulla calendarizzazione per giovedì e quindi a differirla a lunedì. Mi auguro che questo dia tempo alle opposizioni di presentare propri emendamenti in tempi normali", anche alla luce delle riflessioni preannunciate dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. "Confido che si possano trovare punti di convergenza, o quanto meno che si abbassi la tensione anche nei confronti della stampa e della comunicazione. Vorrei evitare - ha concluso - che dal Senato possa essere approvata una legge che venga interpretata, e non entro nel merito, come legge bavaglio nei confronti della comunicazione". Il presidente del Senato non si è pronunciato, infine, sulla possibilità che venga posta la questione di fiducia.

Telefonata Schifani-Siddi Un colloquio telefonico dedicato al ddl intercettazioni si è svolto tra Schifani, ed il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi. Il presidente del Senato ha voluto spiegare ai massimi esponenti del sindacato dei giornalisti il senso della decisione di portare lunedì prossimo in aula il disegno di legge Alfano. A quanto si apprende, il segretario della Fnsi (in Spagna con il presidente Roberto Natale al Congresso mondiale dei giornalisti), ha ribadito a Schifani "la posizione della Fnsi e i motivi di profondo allarme che questo provvedimento ha suscitato, come si è potuto evincere dal documento condiviso dai direttori presenti alla iniziativa di ieri in Fnsi e successivamente da altri sottoscritto". È stato infatti sottolineato dal sindacato dei giornalisti come "non ci possano essere nè censure preventive nè forme di impedimento del diritto fondamentale dei cittadini a conoscere e sapere, cioè ad essere informati su fatti di interesse pubblico e su come procedono le inchieste giudiziarie. Dal mondo dei giornalisti e dall’opinione pubblica sale, invece, forte la richiesta dell’istituzione - è stato ribadito a Schifani - di una udienza filtro per la valutazione delle intercettazioni e la costituzione di un Giurì per l’informazione". Il presidente del Senato ha assicurato - si apprende ancora in ambienti Fnsi - il suo massimo impegno, anche in questi giorni prima del passaggio del ddl in aula, per trovare un punto di equilibrio tra i diritti fondamentali dei cittadini: giustizia, informazione e riservatezza. 

Il Pd: Alfano ritiri il ddl Sulla nuova disciplina delle intercettazioni "il ritorno al testo della Camera non è certo una buona notizia. E' un passo falso che non realizza l'equilibrato contemperamento tra gli interessi costituzionalmente garantiti: il diritto all'informazione, il diritto alla privacy e il diritto all'accertamento della verità per la sicurezza dei cittadini". Così la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commenta l'esito dell'incontro che giudica "inconsueto" tra Niccolò Ghedini e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, sulle intercettazioni. "Ritornare agli evidenti indizi di colpevolezza per l`autorizzazione degli ascolti - sostiene l’esponente Pd - apporta un colpo durissimo all'attività investigativa laddove sono ignoti gli autori dei reati". "Queste continue marce indietro, confermano che la maggioranza è nel pallone e non sa più come uscirne. Il ministro Alfano batta un colpo e ritiri definitivamente il provvedimento che porta la sua firma".

Alfano incontra "tecnici" e capigruppo di Pdl e Lega Il ministro della Giustizia Alfano ha incontrato i capigruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, e della Lega, Federico Bricolo, il relatore del ddl intercettazioni Roberto Centaro e il presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama Filippo Berselli. Oggetto della riunione: fare il punto sulla strategia da adottare in vista della calendarizzazione del provvedimento in Aula, decisa per il 31 maggio. Gli esponenti di governo e maggioranza avrebbero deciso, secondo quanto si è appreso, di mettere a punto degli emendamenti concordati tra tutto il centrodestra da presentare entro venerdì: quando scadrà il termine per le proposte di modifica da discutere in Aula.L'idea è quella di presentare più emendamenti da sottoporre ad una "discussione serena con l’opposizione". Se invece il centrosinistra presenterà "mille proposte di modifica o farà ancora ostruzionismo duro", i partecipanti alla riunione non avrebbero escluso la possibilità di mettere a punto un maxi-emendamento sul quale porre la fiducia. Ma questo maxiemendamento, a quel punto, avvertono, conterrà "non solo quanto prevede il testo Camera, ma anche alcune delle modifiche introdotte dalla commissione al Senato oltre ad alcuni dei nuovi emendamenti". La cosa certa, comunque, spiega chi ha preso parte all’incontro, è che le nuove modifiche dovranno essere concordate all’interno della maggioranza e che poi alla Camera, che dovrà dunque pronunciarsi solo sulle parti cambiate del testo, non si faranno ulteriori modifiche. Se ciò avvenisse, infatti, si dovrebbe tornare di nuovo a Palazzo Madama per la terza lettura.

e questa è un’eventualità che nessuno nel centrodestra vuole al momento prendere in considerazione.

Commenti