Rubrica Cucù

Il divorzio non è il Paradiso

Il matrimonio indissolubile di un tempo non era poi l'inferno che si dice

Chi oserebbe oggi criticare il divorzio, sancito quarant'anni fa con un referendum? Nessuno, o quasi. E quel «quasi» starebbe per pochi fanatici con disturbi mentali. Eppure cosa sancisce come Verità Assoluta un voto di maggioranza, peraltro neanche schiacciante, che solo vent'anni prima avrebbe dato un esito opposto? Chi decreta che l'umanità dei secoli precedenti fosse incivile rispetto a chi volle il divorzio? Il discorso vale pure a contrario, nessuno può stabilire che i primi avessero ragione e i secondi torto. La verità a me pare un'altra: il matrimonio indissolubile del passato non era, in gran parte dei casi, quell'inferno che oggi si dice; e il matrimonio dissolubile di oggi, non è affatto il paradiso in terra. Anzi. Le storture dei matrimoni - le ingiustizie, i dolori, i litigi - hanno cambiato verso, per dirla con Renzi, si sono spostate, ma non sono diminuite. Ora hanno approvato in commissione, col consenso di tutti, il divorzio rapido, come si addice all'età del veloce Renzi. Non entro nel merito, sarà pure plausibile, ma sconforta l'allineamento generale, senza dissensi.

Tornando al referendum del '74, risparmiateci stavolta il vituperio rituale dei cattolici, della Dc e della destra che osarono opporsi al divorzio. Da allora, sarà migliorata la condizione della donna ma per varie cause la famiglia sta peggio, figli in particolare, e i singoli individui hanno solo mutato tipo di disagi. Per una volta lasciate ai «conservatori» la libertà di dubitare dei dogmi di vita e di essere un po' relativisti...

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