Politica

2014, vecchia agenda addio

Ora, quelle sopravvissute, sono solo oggetti di cult. Insomma, quelle griffate tizio o firmate caio. È la sindrome da Smemoranda: agende che piacciono alla gente che piace. Che mischiano solidarietà e status symbol: perfino la comunità Exodus di don Mazzi ne edita una, per non parlare di quella della comunità Libera di don Ciotti. Agende «benedette», se non dal Signore, almeno da qualche suo autorevole portavoce. Ma le agende kitch di un tempo, quelle in vera finta simil pelle, che fine hanno fatto. Sparite. Prima le banche e le agenzie assicurative le regalavano a Natale per rabbonirsi i clienti, ma oggi i tempi sono cambiati. Regalare un'agenda old fashion equivale a dire: tu sei un preistorico. Nessuno, o quasi nessuno, oggi si sogna più di prendere appunti o di segnare appuntamenti, indirizzi e numeri telefonici su un'agenda cartacea. Per questo oggi ci sono le tecno-agende: magiche macchinette che ti consentono di fare tutto, anche un caffè espresso. Il partito dei nostalgici ricorda, asciugandosi una lacrimuccia, i bei tempi in cui perfino il barbiere, il barista e il salumaio ti regalavano un'agenda a Capodanno. Era la dimostrazione che il rapporto commerciare tra te e loro si era fidelizzato (anche se a quei tempi nessuno si sarebbe sognato di usare il termine «fidelizzazione»). Oggi le agende non te le regala più nessuno: chi le vuole se le deve andare a comprare in cartoleria, pagandole cifre tutt'altro che simboliche. Un capitolo a parte lo merita invece il calendario: anche quest'ultimo diventato ormai un oggetto vintage che nessuno regala più, come demodé risulta pure il calendarietto semirigido che veniva messo nel portafoglio. Era, quest'ultimo, utilissimo e praticissimo. Due prerogative che nella società di oggi non potevano che decretare l'immediata sparizione dell'articolo in questione. Nessuna crisi, invece, per gli oggetti inutili.

Meglio se pure scomodi.

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