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"Il 25 aprile? Negozi chiusi" Ma i commercianti dicono no al sindaco di Milano Pisapia

Palazzo Marino vuol bloccare l'apertura dei negozi il 25 Aprile e il 1° Maggio. Voi cosa ne pensate? SONDAGGIO

"Il 25 aprile? Negozi chiusi" Ma i commercianti dicono no al sindaco di Milano Pisapia

La polemica sull'apertura dei negozi il 25 aprile (e il Primo maggio) si allarga a macchia di leopardo in tutto il Paese. Ieri abbiamo dato conto del braccio di ferro in corso a Roma e nel Lazio. Oggi parliamo di Milano. Il sindaco Giuliano Pisapia dice che "ci sono feste che tutti hanno il diritto di celebrare, oltre a quelle religiose, ci sono quelle civili, tra cui il 25 Aprile e il Primo maggio che devono essere celebrate con la partecipazione a eventi e manifestazioni e questo contrasta con l'apertura dei negozi".

La Giunta arancione del Comune di Milano non vuole saperne di lasciare carta bianca ai commercianti. Ma, per raggiungere il proprio risultato (i negozi chiusi), cerca la persuasione: prima un tavolo con le parti (piccola e grande distribuzione e sindacati), poi un protocollo da firmare, in cui si elenchino tutte le festività (laiche e religiose) in cui gli esercizi commerciali devono restare chiusi. L'assessore al commercio Franco D'Alfonso spiega la linea di Palazzo Marino: "A seconda di chi aderirà o meno al protocollo decideremo se fare l'ordinanza, che potrebbe essere motivata con ragioni legate all´organizzazione della città oppure con accordi sindacali. Vedremo, prima tentiamo un accordo".

"Prendiamo atto della volontà del sindaco ma speriamo che intendano rispettare anche la nostra - auspica il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli -. Il Tar ci ha dato ragione, restando aperti come credo farà il 60-70% dei nostri associati, non facciamo altro che seguire una legge nazionale. Nessun contrasto ma solo una maniera per mantenere viva la città e dare un servizio".

Alla fine la giunta approva un "protocollo d'intenti" (otto chiusure annuali in tutto), ma la grande distribuzione dice no. Coop compresa, contro cui si scaglia la Cgil. Non resta che l'ordinanza, ma servirebbero motivi di ordine pubblico. Scontata, quindi, la pioggia di ricorsi. Dunque, che fare? Vedremo lunedì cosa tirerà fuori dal cililindro il primo cittadino di Milano.

Il richiamo ideologico 

Al di là dei motivi economici e sociali a muovere le scelte degli amministratori ci sono argomentazioni ideologiche. Ne è la prova ciò che ha detto Pisapia ad alcuni tranvieri durante una manifestazione: "In questa nuova Resistenza, il sindaco ha bisogno di voi. Non lasciatemi solo per ridare a Milano il suo orgoglio di città della libertà, del lavoro e della solidarietà". Sicuramente le feste sono importanti.

Ma, a ben vedere, dovrebbe essere salvaguardata anche la libertà di scelta degli imprenditori e dei lavoratori.

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