Politica

Pd come Mussolini: vuole far tacere l’unico avversario

La trappola di Epifani & Co.: grazia per Berlusconi in cambio della sua morte politica. Sperano di liquidare il leader condannandolo al silenzio (come il Duce fece con Gramsci)

Figurarsi le urla di scherno e gli insulti se paragonassimo Berlusconi a Gramsci. Ma con calma vorrei fare un ragionamento realista su un solo punto che ci permette di mettere insieme nomi tanto distanti e antitetici quanto quelli di Gramsci e Berlusconi. Il ragionamento è questo. Il dibattito sulla condanna a Silvio Berlusconi è uscito dal seminato quando dal Pd è emersa la vera e ulteriore richiesta: che Berlusconi sia condannato a tacere, a smettere di esistere politicamente. Occorre (per il Pd) che il fondatore di Forza Italia non sia più un attore politico e meno che mai un protagonista. Tutti sanno che Berlusconi anche fuori dal Parlamento, anche se confinato ai domiciliari, è e resterebbe un leader quale che fosse il governo in carica. Con il governo Letta, senza dubbio. Con qualsiasi altro governo dopo eventuali elezioni anticipate, senza dubbio: potrebbero anche appenderlo per i pollici in una segreta del castello, ma Berlusconi sempre leader resta perché i suoi elettori e parlamentari lo considerano tale.

Ricordate? Aveva cominciato Pier Luigi Bersani commentando il discorso improvvisato da Berlusconi su via del Plebiscito, ripetendo il mantra secondo cui «le sentenze vanno eseguite e rispettate». Sembrava una innocua ovvietà. Ma poi questa voglia di «esecuzione» questo «rispetto» assumevano una particolare coloritura che ha permesso di capire che Bersani chiedeva (e poi con lui chiedevano Epifani e Civati) non tanto che Berlusconi fosse nutrito a pane e acqua con un pigiama a righe e una palla di ferro al piede, ma che non parlasse più, non si esprimesse politicamente, gli fosse cucita la bocca, non potesse più usare le proprie parole per determinare il comportamento elettorale, cessasse per coercizione di essere un leader politico.

È da qui che viene il nostro blasfemo confronto con Gramsci in tutt'altre condizioni e situazioni politiche (Gramsci, fondatore e segretario del Partito comunista d'Italia marcì in prigione sotto il fascismo e morì agli arresti in clinica) per un solo e determinante punto. Secondo la storiografia Benito Mussolini disse di lui: «Questo cervello deve smettere di funzionare». Non è sicuro che queste fossero le sue parole, ma la tradizione, specialmente comunista, vuole che così siano andate le cose e che Mussolini fosse talmente preoccupato dalla leadership di Antonio Gramsci da volerlo ridotto al silenzio in cella. Oggi ciò che sembra degno di vergognosa nota è questo fatto incredibile: la richiesta di esecuzione con l'ammissibilità di un eventuale provvedimento di grazia da parte del presidente Napolitano, sottoposti alla condizione che il cervello politico di Berlusconi e dunque la sua leadership, cessino di esistere finendo in un boccione di formalina. Insomma: questo cervello dovrebbe smettere di funzionare e, secondo leader di indiscusso calibro come Bersani o Civati, smettere di rompere le scatole, visto che tutti sanno che il centrodestra esiste e può di nuovo vincere soltanto se Berlusconi esiste e che il Pd, mancando di una propria leadership, può solo pregare che anche il proprio avversario perda la propria. Si tratta di una trovata di levatura morale e ideale gigantesca, come si vede, per nulla venata da viltà: si chiede insomma che un eventuale provvedimento di grazia sia subordinato.

La prospettiva più ragionevole che si possa immaginare oggi è che Berlusconi sconti quel che ha da scontare, ma che, così facendo, non cessi di essere il leader politico del centrodestra, l'uomo cui bisognerà necessariamente chiedere l'opinione e persino il necessario consenso per far vivere un governo o per farne nascere uno nuovo. E questo non per arroganza, ma per un fatto di natura oggettiva, concreta: la libera scelta dei suoi elettori e dei membri del suo partito.

Non c'è proprio bisogno di tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica dicendoci sicuri che Giorgio Napolitano abbia perfettamente chiari i termini della questione: la condanna definitiva del primo agosto non può in alcun modo comportare la liquidazione fisica di un pensiero politico e del cervello che ne è portatore, anche se la sua sparizione renderebbe la vita facile a un partito senza più né capo né coda come il Pd.

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