Rubrica Cucù

La nostra vita è appesa a un filo. Del telefono

La giustizia in Italia è una compagnia telefonica. La sua principale funzione non è accertare i fatti ma spiare le parole, con le intercettazioni telefoniche

La giustizia in Italia è una compagnia telefonica. La sua principale funzione non è accertare i fatti ma spiare le parole, con le intercettazioni telefoniche. È una giustizia che condanna il dire più che raccogliere prove concrete sul fare.

Anche la carcerazione preventiva nasce sempre più spesso dalla maldicenza telefonica e punta non all'accertamento dei fatti ma alla confessione del detenuto: ti sbatto in cella in condizioni bestiali, non ti faccio nemmeno vedere i tuoi con la scusa di non inquinare le prove, finché confessi quel che ci aspettiamo tu dica.

La verità, come ai tempi dell'Inquisizione, verrà dal mea culpa disperato del detenuto. Ma tutto resta nella sfera del dire. E tutto ruota intorno al telefonino che è il nostro cancro d'asporto; noi ci confidiamo con lui e lui invece fa il doppio gioco. Non solo con la magistratura o le forze dell'ordine, anche con le mogli, i mariti e le fidanzate.

Non dispongo di statistiche perché la materia è fluida, ma la principale ragione dei litigi di coppia, separazioni e divorzi, la prima pulce nell'orecchio, è un telefonino spiato, un sms, una telefonata captata. Il telefonino è l'applicazione moderna del confessionale, è il nostro angelo custode (angelo significa appunto messaggero); ma poi muta in custode carcerario. E non bastano più i pater e le ave marie per redimersi. E tu devi a tua volta accusare un altro, è un gioco di società, anzi una catena.

La salvezza sarà la deviazione automatica di linea con depistaggio di spione.

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