Politica

Renzi licenzia Alfano

Nella nuova maggioranza è già scoppiata la rissa. Il diktat del sindaco a Letta

Come era ampiamente prevedibile, Letta, Alfano e Renzi stanno già litigando per le poltrone vecchie e nuove. Taci tu che non conti una mazza, dice Renzi ad Alfano. Taci tu che se mi insulti faccio cadere il Letta, risponde il secondo. Spettacolo triste di fine larghe intese. A confronto il comico Grillo sembra un gigante. Mandiamo a casa Napolitano, il governo e l'euro, cioè le cause dei nostri mali, tuona dal palco del Vaffa-day il leader dei Cinquestelle. Come dargli torto. Serve una rivoluzione vera, altro che accordi sottobanco. E nessuna rivoluzione può arrivare dal Parlamento e dai palazzi, per definizione luoghi della conservazione. E la rivoluzione, tramontati i tempi dei forconi e delle marce su Roma, non può che essere quella monetaria sostenuta da un voto elettorale chiaro. Basta euro (almeno basta con l'euro così come lo conosciamo e subiamo), basta Europa padrona in casa nostra. Ci aveva provato tre anni fa Berlusconi a porre con forza nelle sedi internazionali il problema di rivedere trattati e condizioni. Ricordate? Fu massacrato dalla stampa di sinistra e dai frequentatori dei salotti buoni per aver ipotizzato il ritorno alla Lira. Sembrava una stravaganza, oggi è tema vero e condiviso, secondo i sondaggi, da oltre il 50 per cento degli italiani, oltre che da economisti di fama e premi Nobel.

Per bloccare questa idea, mezza Europa si diede da fare per disarcionare Berlusconi. Hanno arruolato il nostro capo dello Stato, i banchieri, hanno fatto cadere un governo e insediato i tecnici pro euro di Monti. Ma siccome non è bastato, oggi per disinnescare la minaccia hanno comperato un pezzo di dirigenza del Pdl pensando così di sfasciare una volta per tutte il centrodestra euroscettico. A occhio, anche questo tentativo è destinato a fallire. Ma ora tocca a Forza Italia fare sentire la sua voce: basta parlare di scissioni e poltrone. Diteci che vi batterete per sottrarre il Paese al giogo mortale dell'euro. È questione fondamentale e dirimente. Perché fino a che lo urla Grillo (copiando Berlusconi) la cosa desta curiosità e simpatia. Ma se lo dice il primo partito liberale d'Europa diventa fatto politico rilevante. Tre anni fa Berlusconi lanciò inascoltato l'allarme e ne pagò tutte le conseguenze. Aveva visto avanti ma l'opinione pubblica non era pronta. Oggi i tempi sono maturi.

La rivoluzione monetaria si può e si deve fare (magari insieme a Grillo, perché no).

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