Politica

Napolitano, che botta

Il Parlamento non avallerà la richiesta di impeachment, ma il solo fatto che si incardini la procedura è uno smacco per il presidente

Napolitano, che botta

Può stare tranquillo Giorgio Napolitano. Il Parlamento non avallerà la richiesta di messa sotto stato di accusa per alto tradimento avanzata ieri dal Movimento Cinque Stelle, ultimo atto di una guerriglia grillina che ha trasformato la Camera in un campo di battaglia più comico che tragico.

È la seconda volta nella storia della Repubblica che si innesca la cosiddetta procedura di impeachment. La prima, nel 1991, fu promossa dall'allora Pci nei confronti del presidente Cossiga, ma abortì prima ancora di vedere la luce.

Non mi sembra, a occhio, che nei sei capi di accusa depositati ieri dai grillini ci sia materia seria (per intenderci, in uno viene contestata anche la grazia, non richiesta, concessa a me). Acqua fresca, ma il solo fatto che si incardini la procedura è uno smacco per il presidente che voleva passare alla storia come il più amato dagli italiani. Napolitano supererà la prova, ma si avvia a una uscita di scena triste e senza neppure l'onore delle armi.

Sbagliò a ironizzare sul movimento di Grillo. Chiuso nel suo costoso palazzo non aveva capito cosa stava accadendo tra gli italiani e rispose in maniera arrogante e poco trasparente. Da buon comunista, pensò che il problema fosse Berlusconi e si mise a capo di una manovra - in combutta con Stati esteri, e questo sì che è grave - tesa a fare fuori il Cavaliere prima per via politica (governo Monti con tutto quello che ne conseguì) poi assecondando l'odiosa macchina giudiziaria che ha portato alla condanna definitiva. Sbagliò analisi, visione e quindi ricetta, tanto che ora è proprio Berlusconi a togliergli, insieme con Renzi, le castagne dal fuoco.

Il Parlamento voluto da Napolitano è un bivacco inconcludente nonostante la sciagurata e vigliacca campagna acquisti fatta dal Quirinale: da Monti senatore a vita ai quattro nuovi senatori a vita tutti di sinistra fino al tradimento di Alfano. Se non fosse per Berlusconi e Renzi (entrambi vivi nonostante l'ostracismo di Napolitano) non ci sarebbe neppure la speranza di una riforma. Non parliamo poi del governo Letta, cameriere del Colle: il peggiore della storia. Mettiamola così: i grillini pongono a modo loro, cioè strampalato e violento, un problema vero: Napolitano è il primo responsabile del caos in cui è caduta l'Italia.

Dovrebbe avere un sussulto, ammettere la sconfitta politica e trarne lui le conseguenze.

Commenti