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Per acquisire la banca del Nordest Mps ha sborsato 10,3 miliardi cinque volte il valore. Il sospetto: plusvalenza per occultare fondi

Le dimissioni di Giuseppe Mussari dalla presidenza dell'Abi nascondono forse qualcos'altro. Qualcosa di ancora più grosso della vicenda del cosiddetto dossier Alexandria servito a far sparire dai radar dei bilanci di Monte dei Paschi di Siena grosse perdite. La vera posta in gioco, che si vorrebbe sottacere almeno fino alle elezioni, è la supertangente sull'acquisto di banca Antonveneta da parte della stessa Montepaschi, di cui Giuseppe Mussari era in quel momento presidente. Una truffa per far luce sulla quale da tempo stanno indagando tre pubblici ministeri della Procura di Siena in collaborazione con il Reparto Valutario della Guardia di Finanza.
La storiaccia imbarazza il Pd, che controlla la fondazione che a sua volta manovra la banca. Fu resa nota all'opinione pubblica dal nostro giornale in ottobre. Si era da poco sollevato il polverone dei rimborsi ai partiti provocato dall'affaire Fiorito, che catturò l'attenzione della gente per i suoi risvolti da commedia all'italiana: ostriche, viaggi, conti gonfiati dei ristoranti, benzina a fiumi. Tutti ingredienti che monopolizzarono giornali e tg per settimane ed eccitarono i cittadini molto più di una vicenda più grigia ma assai più sostanziosa in termini di cifre,se è vero che ha messo in ginocchio la più antica banca del mondo. Mps infatti prima dell'acquisto di Antonveneta era la terza banca italiana e ora è sull'orlo del fallimento. E con essa, un'intera città.
Mussari, proprio lui, è il principale protagonista anche di quella storia: è stato iscritto nel registro degli indagati per i tanti aspetti poco chiari legati alla vendita a Mps di Antonveneta, nel novembre 2007 (proprio nei mesi in cui stava nascendo dalle ceneri di Ds e Margherita il Pd). Un affare concluso a una cifra davvero folle, roba da perdersi dietro agli zeri: 10,3 miliardi. Il venditore, la banca spagnola Santander, che l'Antonveneta l'aveva acquistata per 6,6 miliardi appena due mesi prima, incassò una sostanziosa plusvalenza. Mps si trovò invece con un ferrovecchio, anche se qualcuno in Italia provò a esultare per il presunto successo patriottico. Il fatto è che l'Antonveneta quei soldi non li valeva proprio: anni dopo il collegio sindacale della banca senese stimò il suo valore patrimoniale a 2,3 miliardi.
Non basta. Antonveneta fu pagata da Mps molto di più di 10 miliardi e passa. La banca allora guidata da Mussari si accollò infatti anche i 7,9 miliardi di passivo che gravavano al momento della compravendita sull'ex gioiello del Nord-Est. Quindi parliamo di una cifra di circa 18 miliardi. Sborsati per un affare che una semplice due diligence sullo stato di Antonveneta avrebbe caldamente sconsigliato. In realtà la perizia ci fu, ma arrivò troppo tardi. Il pasticcio era stato fatto.
Perché allora Mussari prese una banca «tarocca» notevolmente sopravvalutata? Gli inquirenti seguono la pista di una cifra tra 1 e 2 miliardi che manca all'appello e potrebbe nascondere una supertangente di fronte alla quale le ostriche e lo Champagne di Fiorito sono telline e gazosa. Le ipotesi di reato sono aggiotaggio, manipolazione del mercato e ostacolo alle attività di vigilanza ma l'ex comunista Mussari respinge ogni addebito. Non lo auta però il suo successore a Rocca Salimbeni, Alessandro Profumo: racconta questi che quando era ad di Unicredit gli era stata offerta Antonveneta e lui aveva rifiutato perché il prezzo, ancorché più basso di quello pagato da Mussari, era comunque ridicolmente alto.

Un aneddoto che certo non fa sorridere il «banchiere rosso».

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