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Alfaniani accerchiati, ora Lupi rischia il posto

Il 3 gennaio vertice Ncd. Il vicepremier ai suoi: ignoriamo le provocazioni

Alfaniani accerchiati, ora Lupi rischia il posto

«Cosa c'entro io con Letta e Alfano? Non va bene quando si passa dalle larghe intese all'assalto alla diligenza». La lettura mattutina dei giornali, con le stoccate in sequenza di Matteo Renzi contro il governo e il Nuovo Centrodestra, rovina la domenica post-natalizia a molti esponenti alfaniani. La prima indicazione che viene data è semplice: non rispondete alle provocazioni e non sparate sul sindaco di Firenze. Piuttosto, è l'invito fatto ai parlamentari, concentrate le vostre dichiarazioni sui dati della Cgia di Mestre che indicano una piccola riduzione delle tasse per le famiglie italiane nel 2013. Una mini-boccata di ossigeno ovviamente ascrivibile alla battaglia sull'Imu.

Ma che nell'ottica di Ncd può essere ricondotta anche all'ultimo miglio dell'impegno governativo e alla presenza nell'esecutivo della creatura politica nata dalla scissione con Forza Italia. «Giù tasse 2013 e giù nel 2014. Cgia smentisce profeti sventura. Ora avanti con tagli! Noi di Ncd non molliamo!» scrive Gaetano Quagliariello. Una linea sposata anche da Raffaello Vignali che non trattiene, però, una stoccata al segretario del Pd. «A chi si autodefinisce come il nuovo a parole, noi del Ncd preferiamo rispondere con la novità dei fatti». Chi deroga, ma non troppo, dalla linea è Maurizio Sacconi. «Renzi afferma in una intervista la propria orgogliosa diversità da Alfano. Fa bene perché la cosa è probabilmente reciproca».

È evidente, però, che strategia mediatica a parte, non è facile stare in un governo il cui principale azionista - il Pd - è ormai all'opposizione di se stesso, con il segretario pronto a sparare contro il suo governo. Il timore è quello di avere imboccato un vicolo cieco o comunque un percorso costellato di trappole. Un itinerario ad alto rischio la cui esplosività si chiarirà entro il 15 gennaio, data entro la quale il nuovo segretario del Pd vuole avere in mano gli elementi per il cambio di passo dell'esecutivo (i ministri Ncd hanno già fissato per il 3 gennaio la riunione per fare il punto sulle proposte da inserire nell'Agenda 2014).

Un cambio di passo all'interno del quale è difficile non intravedere la prospettiva (o lo spettro) del rimpasto. «L'equilibrio del governo Letta è simile a un arco» spiegano gli alfaniani. «Come togli una pietra rischia di franare tutto e questo Letta lo sa bene. Se si apre a un vero rimpasto che vada a toccare ministri politici, il governo diventa ad alto rischio. Peraltro che Renzi faccia il moralista il giorno dopo la nomina di un suo uomo all'Agenzia nazionale giovani fa sorridere». I toni, insomma, non sono certo pacificati.

Anche perché tutti sono consapevoli che le garanzie nell'accordo di programma non potranno mai garantire una vera «pari dignità», né mettere da parte le mire sui ministri pesanti in quota Ncd (ieri molte voci si concentravano sulle Infrastrutture di Maurizio Lupi). E forse anche in quest'ottica Ncd non ha ancora proceduto a completare le nomine del gruppo alla Camera.

Se davvero un ministro dovrà mollare la poltrona, meglio tenere pronto un paracadute.

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