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«Allarme sicurezza Milano è tornata una città a rischio»

Milano Una passeggiata nel malessere milanese. Su e giù per via Padova, in quella sterminata periferia a Nord della metropoli diventata una kasbah indecifrabile. Angelino Alfano incontra gli abitanti e tasta gli umori della gente: «Sa cosa mi ha detto una signora?»
Che cosa le ha detto, onorevole?
«Mi ha raccontato che prima lei poteva girare con la collanina al collo e la borsetta al braccio».
Oggi?
«Oggi non è più possibile».
Sarà un caso.

«Un attimo: ho incontrato i commercianti di quella zona e mi hanno ripetuto in coro: “Siamo gli ultimi italiani rimasti”».
Mettiamola così: Milano non è solo via Padova.
«Io le rispondo che sono venuto a Milano perché a Milano c'è un problema sicurezza da non sottovalutare. Un tema preoccupante che riguarda via Padova, ma anche il centro e alla fine la vita di un milione e passa di milanesi».
Giusto una settimana fa c'è stata una sparatoria in centro, due persone sono morte e una bambina è scampata per miracolo ai proiettili. Lei si riferisce a quell'episodio?
«Io mi riferisco a tante situazioni diverse. Le sparatorie, la microcriminalità, gli stupri».
Questore e prefetto smentiscono le ansie del centrodestra. Non c'è il rischio di strumentalizzare la cronaca nera?
«Guardi, sono le statistiche che mi preoccupano».
Quali?
«Nell'era Pisapia c'è stata un'impennata della microcriminalità rispetto agli anni di Letizia Moratti di quasi il 50 per cento. Un aumento esponenziale dei reati che colpiscono la vita concreta dei cittadini».
Più di un giornale ha titolato: Milano come Scampia. È d'accordo?
«Mi limito a osservare che Milano oggi non è più come era Milano solo due o tre anni fa. La città è andata indietro. Pisapia aveva promesso sicurezza ma i dati fotografano un'altra realtà. L'impennata della microcriminalità, il fallimento dell'esperimento di integrazione tentato in via Padova, il degrado di vaste zone. E poi l'aumento degli stupri, un fatto davvero allarmante».
Lei prova a legare fra loro fenomeni diversi?
«Io sintetizzo quel che ho visto. La sicurezza era una priorità della giunta Moratti la sicurezza è sempre in cima ai nostri pensieri, la sicurezza non è una priorità della giunta Pisapia».
Non sarà uno slogan?

«No, no, per niente. Posso farle un esempio?».
Prego.
«Prenda il tema dei soldati».
La destra li vuole, la sinistra no.
«Guardi, a me le dispute teoriche, parafilosofiche, non interessano. Mi interessa il modo in cui vive la gente. E più di una persona in via Padova mi ha detto che vorrebbe il ritorno dei soldati che prima pattugliavano le strade della periferia difficile».
Non c'è il rischio di militarizzare la città, come temeva la giunta Pisapia?

«Ma no. Al contrario. I soldati, in pattuglia, hanno un effetto deterrente. E poi i sondaggi, inequivocabili, dimostrano che i cittadini stabiliscono rapporti empatici con i soldati. E poi ancora le statistiche ci fanno ritenere che la presenza dei militari faccia diminuire i reati. I soldati devono tornare nelle strade di Milano».
La giunta arancione li ha mandati via.
«Gliel'ho accennato prima. Il tema della sicurezza non è nelle corde della sinistra. E in prospettiva è un problema che si ripete non solo a Milano ma in tutte le città in cui sono al governo. La sicurezza è punto debole della sinistra».
Lei è il segretario del Pdl. In concreto che cosa propone di fare?

«Anzitutto maggior attenzione. La Moratti chiamava il prefetto tutte le settimane perché convocasse il tavolo della sicurezza. E domenica sera...»
Domenica sera?

«Alla festa di Brescia io e Roberto Maroni abbiamo rievocato i tempi del nostro governo, la caccia ai latitanti e la cattura di molti ricercati, la legislazione antimafia, l'inasprimento delle pene contro la delinquenza di strada, le tante misure varate insieme dal Pdl e dalla Lega. Addirittura sin dal primo Consiglio dei ministri del governo Berlusconi. C'era una grande intesa fra Pdl e Lega sulla sicurezza».
Oggi l'alleanza è rotta.
«Oggi parliamo solo di criminalità e delle esigenze degli abitanti».
Andiamo avanti. Che altro ci vuole a Milano?
«Una maggior presenza delle forze dell'ordine. Oltre, naturalmente, al ripristino delle pattuglie, gradite alla cittadinanza».
Scusi, ma il partito di cui lei è il leader sostiene il governo Monti che attua la spending review e taglia le dotazioni alle forze dell'ordine. Non le risulta?

«Io dico basta ai tagli alle forze dell'ordine. Anche se ho ben presente come sia difficile far quadrare i conti. Non importa, io so anche che Milano ha bisogno di più uomini».
Sarà, ma se le risorse sono limitate?
«Noi abbiamo la massima fiducia nel ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri. E tocca a lei gestire le risorse, le forze, gli agenti, sulla base delle necessità, delle problematiche, in definitiva di quel che accade».
La cronaca sembra un susseguirsi di emergenze: Milano, Scampia, Lignano. Come se ne esce?
«Credo di aver già risposto.

Il ministro deve saper utilizzare al meglio le forze sul campo, con flessibilità. Non tutte le situazioni, non tutte le realtà sono uguali. Milano che va all'indietro deve restituire la serenità e la tranquillità ai cittadini che l'hanno smarrita».

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