Politica

Anche Grillo scopre la guerra del fango del clan di Repubblica

RomaUna macchina del fango starebbe per mettersi in moto per schizzare il Movimento 5 Stelle. Ed è targata Repubblica. Ne è certo Beppe Grillo, che in un'intervista al Fatto Quotidiano pubblicata ieri conferma la sensazione già espressa da Gianroberto Casaleggio del prossimo atterraggio di dossier contro quello che è considerato la vera anima nera del grillismo. Il «mandante» è Carlo De Benedetti, l'editore del gruppo Espresso-Repubblica che Grillo invita a stare «tranquillo, perché io vado a Sankt Moritz in pullman. Noi vogliamo fare il politometro se andiamo al governo, per verificare quanto aveva un politico prima di iniziare e quanto ha dopo la carriera. Lo faremo anche sui prenditori: andiamo a vedere le società che sono sparite, chi c'era. Per esempio, vediamo quanti soldi aveva De Benedetti prima dell'Olivetti e dopo l'Olivetti, quando quella società con 70mila dipendenti è sparita. Andiamo a vedere la Telecom di Tronchetti. Ora reagiamo».
Grillo attacca e il gruppo Repubblica-Espresso si ritrova a fare i conti con l'accusa di giocare sporco. Il giornalismo come strumento politico e di pressione. Non verità assoluta, ma partigiano. Si becca insomma un marchio a cinque stelle di «macchina del fango». Ed è chiaro che a Grillo i giornali di De Benedetti non stanno affatto simpatici. Non li considera stampa, ma partito.
Il comico, attualmente in tour per l'Italia con un spettacolo non a caso dedicato all'Europa con vista sulle prossime euroelezioni, attacca De Benedetti (che definisce senza mezzi termini suo avversario) anche sul piano imprenditoriale: «Ha i lobbisti in Parlamento come Berlusconi, con cui si sono divisi le cose». E poi: «Detiene mezzi di comunicazione che perdono centinaia di milioni l'anno». «Come ampiamente noto si tratta di un'informazione falsa - fanno sapere dal gruppo Espresso-Repubblica - Il gruppo ha sempre registrato utili e non perdite, nonostante la crisi economica e di settore che ha colpito gravemente l'editoria. E ciò senza essere beneficiario di contributi pubblici». Quanto alle presunte attività di dossieraggio, dal gruppo editoriale non smentiscono ma correggono il tiro: «Quanto alle inchieste giornalistiche è evidente che esprime fastidio chi ha qualcosa da nascondere».
Ma torniamo all'intervista di Grillo. Il comico non nega che il suo Movimento ha fatto diversi errori: «Quel 25,5 per cento raccolto alle Politiche ci è esploso tra le mani. Sarebbe stupido dire che non è vero. Abbiamo avuto problemi, abbiamo sbagliato, ci sono stati troppi eccessi». Però punta sempre di più a trionfare nelle urne, sin dal prossimo maggio. «Noi - assicura - vinceremo le elezioni europee. Saremo il primo partito. E quelli del Pd lo sanno bene». E se i sondaggi al momento dicono altro poco importa. «I sondaggi sono pilotati. Da sempre».
Grillo naturalmente non risparmia il premier Matteo Renzi, la cui ascesa sarebbe «un'invenzione giornalistica». «Renzi - dice Grillo - non è il mio avversario. Non lo considero tale. L'hanno messo lì». Da chi? «È un bambino messo lì dalle banche». Quanto a Giorgio Napolitano, «è un vecchio molto furbo e non saggio, come dovrebbe essere i vecchi». Si salva alla fine soltanto papa Francesco: «Mi piacerebbe parlarci, sarebbe un incontro che può cambiarti la vita».

Amen.

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