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Gli anti Cav, personaggi (piccoli e bolliti) in cerca di visibilità

La cricca del Fatto Quotidiano dà l'ordine di scuderia. Accorrono politici in pensione, pseudo comici ed ex magistrati. E poi la pessima figura di Conte e Schlein. Ecco l'album delle figurine degli anti Cav

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Un bruttissimo album di figurine. Di quelle che nessuno vorrebbe mai collezionare, se non forse i fan di Marco Travaglio. Ecco: giusto lì, in allegato al Fatto Quotidiano, potrebbero essere distribuite. Questa ce l'ho, questa mi manca. Le figurine con i volti degli anti Cav. Gli irriducibili dell'odio, quelli del partito del rancore che, un minuto dopo l'annuncio della morte di Silvio Berlusconi, sono rispuntati fuori come funghi velenosi. Uno ad uno, in particolar modo quelli che le cronache politiche avevano giustamente liquidato in un angolino buio, sono tornati alla carica spargendo fiele sui social network e sui giornali amici. Giornalisti, politici in pensione, pseudo comici, ex magistrati: una lunga lista di personaggi (piccoli e bolliti) che, in cerca di visibilità, sono tornati a fare quello che hanno sempre fatto: infangare il Cavaliere. Consci che da domani torneranno nell'ombra da cui sono spuntati.

Sull'odio contro Berlusconi molti hanno costruito carriere ben remunerate. Financo giornali. Non avremmo dovuto, dunque, aspettarci di meglio da questi personaggi. Eppure, sotto sotto, abbiamo sperato fino all'ultimo che, in un momento tanto doloroso, il nemico di una vita potesse avere la statura necessaria a capire che era arrivato il momento di deporre le armi e rendere omaggio. E invece non lo hanno capito. E hanno tirato fuori il peggio. Un esempio: il Fatto Quotidiano. Da lì è partito l'ordine di scuderia. Una collezione di prime pagine che, a scrivere che sono di cattivo gusto, gli si fa forse un complimento. Gli editoriali al vetriolo di Travaglio e le vignette, altrettanto livorose, di Natangelo. E, per restare nella stessa area di gioco (scorretto), Vauro.

La lista degli iscritti al partito dell'odio tornati alla carica negli ultimi giorni è lunga. Tutti nomi noti a chi ha frequentato gli ultimi trent'anni della politica italiana. Molte sono figurine sbiadite. Personaggi del passato che si riaffacciano sulla scena. È il caso, per esempio, di Rosy Bindi, una che in passato ha avuto parecchio da ridire con Berlusconi e che ha subito colto l'occasione per sferrare l'ultimo colpo. Del tutto inopportuna a polemizzare sul lutto nazionale e sui funerali di Stato. Se vedesse la pubblicazione, l'album di figurine degli anti Cav non sarebbe diviso per squadre. Perché giocano tutti nella stessa squadra. E lo fanno in modo scorretto. Come l'ultima sparata di Laura Boldrini. O l'entrata a gamba tesa di Giuseppe Conte. Da cartellino rosso, tanto quanto Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. E brutto pure il fallo di Elly Schlein. Lei che, in questi giorni era riuscita a non lasciarsi andare a bassezze, ha aspettato i minuti di recupero per far volare le mani. Ma è nelle tempistiche che i due principali esponenti dell'opposizione mostrano il peggio. Se all'inizio l'avvocato del popolo concede al Cav un post di "sincero e rispettoso affetto", la base grillina imbufalita lo obbliga a seguire la linea massimalista del Fatto disertando il funerale. Allo stesso modo la leader dem: prima va in Duomo, poi ci ripensa e torna all'attacco. Da entrambi davvero una pessima giocata.

È fuori dalla politica, però, che si consumano le scorrettezze peggiori. Tomaso Montanari, rettore dell'Università per stranieri di Siena, contro le bandiere a mezz'asta in ateneo; le dichiarazioni dell'ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo (quello dei casi Mills e Mediaset); gli affondi di Corrado Augias, Gad Lerner e Oliviero Toscani; il post obbrobrioso di Corrado Guzzanti ("Rutto nazionale" su sfondo nero). E poi i minuti di silenzio non rispettati da sconosciuti consiglieri municipali e comunali, anche loro in cerca di uno secondo di visibilità sulle cronache nazionali. Inutile riportare i loro nomi: non vi direbbero niente. Come quelli che, nel mondo dello spettacolo, si sono sentiti in dovere di spargere altro fango.

Eccole, dunque, le figurine principali, o perlomeno quelle che si sono "distinte" in questi giorni. Se volessimo ripercorrere gli ultimi trent'anni, ce ne sarebbero molte altre da ricordare. Ma è inutile tediare il lettore.

Anche perché queste, come tutte le altre, sono destinate a ingiallire e poi sbiadire fino a scomparire del tutto.

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