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Aragoste e sprechi all'Ateneo Ma il processo non arriva mai

SienaC'è chi sceglie le cozze pelose, chi preferisce la Nutella, chi ostriche e champagne. All'università di Siena hanno puntato su aragoste, gamberoni e ricciole di Sicilia: 360 chili comprati su ordine dell'ex rettore Silvano Focardi per 21.500 euro mentre l'ateneo sprofondava nei debiti. Per la procura della Corte dei conti toscana era danno erariale, per il Magnifico invece l'acquisto aveva scopo scientifico: servivano a una ricerca di biologia marina sull'inquinamento del Mar Ionio. Nessuno al laboratorio ha visto quel bendidio pescato fresco e costato 60 euro al chilo. I maligni sibilano sia finito su tavole imbandite nella contrada della Chiocciola, di cui Focardi è stato capitano.
L'università di Siena, con tutta la sua storia prestigiosa, è un pozzo senza fondo. Ovviamente è finanziata dal Montepaschi: oltre 52 milioni di euro nel quinquennio 2005-2010. Ciononostante l'ateneo ha bilanci spaventosi: 43 milioni di disavanzo nel 2011 e addirittura 126 nel 2009. Allora per coprire il buco si decise di vendere un immobile prestigioso, il complesso di San Nicolò, un ex ospedale psichiatrico aperto nel 1818. Lo comprò Fabrica Immobiliare, società dell'Inpdap (la cassa previdenziale dei dipendenti pubblici) che ha tra i soci il Montepaschi e la Fincal di Francesco Gaetano Caltagirone, suocero di Pier Ferdinando Casini e allora vicepresidente del Mps. Fincal spese 74 milioni. E lo diede in affitto per 120 milioni in 24 anni. A chi? Ma alla stessa università, che diamine.
Difficile calcolare il deficit complessivo dell'ateneo. La Procura di Siena, che indaga da anni, stima un valore tra 250 e 300 milioni di euro. Le inchieste coinvolgono 27 amministratori, tra i quali due degli ultimi tre rettori. A Siena le indagini sono particolarmente scrupolose, e quindi lente. Per ipotesi di reato (peculato, falso ideologico, abuso d'ufficio) risalenti anche al 2004-2005 l'udienza preliminare per decidere il proscioglimento o il rinvio a giudizio è in calendario il prossimo 6 marzo. Una casta di intoccabili. Piero Tosi, 73 anni, anatomopatologo, fu rettore a Siena dal 1994 al 2006 come successore e delfino di Luigi Berlinguer, ora presidente dei garanti del Pd che aveva guidato l'università per nove anni. Quello sul dissesto finanziario dell'università non è l'unico guaio giudiziario di Tosi il Magnifico. Nel febbraio 2006 fu sospeso temporaneamente nell'ambito di un'inchiesta su presunte irregolarità su nomine e concorsi: era sospettato di aver favorito il figlio Gian Marco per un posto da ricercatore. Alla scadenza del mandato lungo 12 anni, Tosi fu sostituito da Focardi che non godeva della sponsorizzazione dell'ex ministro. Fu Focardi stesso, nel 2008, a portare in procura i bilanci dell'ateneo finendo così indagato. Sono passati cinque anni, le inchieste sono chiuse da parecchi mesi ma i giudici non si sono ancora pronunciati. La prescrizione è dietro l'angolo.
Anche l'attuale rettore, Angelo Riccaboni, cordata berlingueriana, è un intoccabile. Sulla sua elezione, avvenuta con appena 16 voti di scarto su Focardi, pende un'altra inchiesta per presunte irregolarità. I fatti risalgono a tre anni fa, il fascicolo è chiuso da 18 mesi con la richiesta di rinvio a giudizio per 10 membri della commissione elettorale ma l'udienza preliminare si è aperta soltanto il 14 dicembre scorso ed è stata rinviata perché una parte degli indagati ha chiesto il rito abbreviato e una parte quello ordinario.

Sull'operato di Riccaboni pesa ora il documento dei revisori dei conti che hanno dato parere contrario all'approvazione del bilancio preventivo 2013 chiedendo il commissariamento dell'università «prima che la situazione economica, finanziaria e patrimoniale degeneri ulteriormente».

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