Cronache

Arriva il Papa a Lampedusa e torna la "sindrome Boldrini"

Il sindaco dell'isola: "Cambiare la legge sull'immigrazione". La presidente della Camera e la Kyenge approfittano della visita pastorale per chiedere "porte aperte". Francesco potrebbe recitare un mea culpa per i tanti morti in mare

Lampedusa si prepara per l'arrivo di Papa Francesco
Lampedusa si prepara per l'arrivo di Papa Francesco

Lampedusa - Jorge Bergoglio, figlio di migranti italiani in Argentina, arriva nel lembo estremo del Vecchio Continente, terra di incrocio tra culture e razze. Conosce bene, Papa Francesco, quanto sia importante il tema dell'accoglienza e dei diritti umani. Lui che fin dal suo insediamento al Soglio di Pietro ha invitato la Chiesa e i fedeli ad andare nelle periferie.
Ma intanto, per la politica italiana, la prima visita di Francesco si trasforma nell'occasione per rilanciare la politica delle «porte aperte». «Mi aspetto che i governi lavorino per l'accoglienza», dice il sindaco Giuseppina Nicolini. «La legge va cambiata, non si basi sulle logiche dei grandi centri dove concentrare migliaia di persone. Ma si punti a un'accoglienza diffusa - prosegue il primo cittadino - con il coinvolgimento dei comuni. Mi aspetto che i flussi vengano regolamentati, che si dica basta all'economia sommersa, che si trovi un modo diverso per far viaggiare queste persone. Occorre squarciare l'ipocrisia e le parole del Papa dovranno essere ascoltate».
Un appello, quello a cambiare la legge sull'immigrazione, che ha già creato dibattito. A sinistra è un coro. A partire dal presidente della Camera, Laura Boldrini, secondo cui «la visita del Papa a Lampedusa è un messaggio epocale che restituisce dignità alle migliaia di vittime della guerra a bassa intensità che da 15 anni si combatte nel Mediterraneo». E si accodano anche il ministro Kyenge, Legambiente.
Comunque vada, Lampedusa non sarà più la stessa. O almeno lo sperano gli isolani, convinti che il messaggio di Francesco risveglierà le coscienze, come l'anatema lanciato da Wojtyla nella Valle dei Templi, a Agrigento, contro i boss mafiosi.
Sarà un «mea culpa» quello di Bergoglio. Ne è una prova la scelta di celebrare la messa penitenziale, in viola; e poi le letture: la prima tratta dalla Genesi con la storia di Caino e Abele; il salmo con il «miserere», il Vangelo con il brano sulla «strage degli innocenti». Tutto fa pensare a una richiesta di perdono per quei morti in mare che, ha detto l'arcivescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, è ormai diventato «un cimitero liquido».
Lo stile sobrio del viaggio di Francesco a Lampedusa viene confermato dal sindaco Nicolini: «Il Papa in persona ha voluto che la visita costasse zero. L'amministrazione comunale ha speso solamente duemila euro per alcune transenne aggiunte nel campo sportivo. Il resto, tutto volontariato». All'aeroporto, a salutare Bergoglio, la scritta «O'Scia - Benvenuto Papa Francesco». Per le viuzze dell'Isola campeggiano striscioni sulle vetrine dei negozi e nelle case. Decine e decine i volontari della Croce Rossa, della Protezione Civile, della Parrocchia, saranno impiegati per la celebrazione nel campo sportivo, dove si attendono 15mila persone. Tra loro anche un gruppetto di una cinquantina di immigrati, soprattutto bambini, che saluteranno il Papa al suo arrivo a Punta Favarolo. Un'altra cinquantina, provenienti dai Paesi del Nordafrica, assisteranno alla messa. Tra questi anche musulmani.
Ieri intanto Francesco è tornato sul tema dell'annuncio: «Non abbiate paura della gioia, quella gioia che ci dà il Signore quando lo lasciamo entrare nella nostra vita e ci invita ad andare alle periferie ad annunciare il Vangelo». E ha chiesto di non perdere tempo «in chiacchiere. Bisogna andare e annunciare».

E oggi il Papa lo farà.

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