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Artigiano assediato dal fisco si dà fuoco davanti a Equitalia

Altra tragedia della crisi: un muratore tenta il suicidio a Bologna, è gravissimo Le sue lettere disperate: «Ho sempre pagato le tasse, ma ho paura di non farcela»

Artigiano assediato dal fisco si dà fuoco davanti a Equitalia

Disperato, strangolato dai debiti e dalla paura di non farcela, Giuseppe C., piccolo imprenditore di 58 anni, si è dato fuoco.

Bologna, ieri mattina, si è svegliata con il fragore di un boato esploso davanti all’Agenzia delle entrate, e fino allo scorso autunno anche di Equitalia, e con il rantolo di un uomo riverso sull’asfalto. Giuseppe C. ora è ricoverato in gravissime condizioni al Centro Hub per le grandi ustioni di Parma. L’artigiano, originario della provincia di Caserta, si era trasferito nel capoluogo emiliano da tempo. Una famiglia, una moglie e un’impresa individuale di lavori edili costruita in una vita di lavoro e adesso piegata dalla crisi. Una storia come tante altre, la vita «normale» di «una persona molto equilibrata». Questi i racconti di chi lo conosceva. Giuseppe C., però, è un imprenditore che negli ultimi tempi aveva cominciato ad avere parecchi problemi, «più difficoltà del solito». Così, ieri mattina è arrivato quel gesto che ha colto tutti di sorpresa. Chiuso nella sua Fiat Punto, è andato davanti agli uffici del fisco e lì, animato probabilmente da un misto di rabbia e disperazione, ha deciso di farla finita. Ha appiccato il fuoco che lo ha avvolto e poi è uscito dall’auto cadendo ormai nudo, con la pancia sull’asfalto. Erano da poco passate le 8 e chi ha visto quella scena si è trovato davanti l’auto in fiamme e un uomo steso al suolo che bruciava come una torcia. Aveva ancora i piedi che bruciavano quando sono arrivati i soccorsi. Ad intervenire per primi sono stati un giovane rumeno e un vigile urbano che hanno tentato di spegnere l’incendio con i loro giubbotti. Lorenzo Rubbi, agente scelto, 43 anni, 10 di questi passati in servizio, era in pattuglia in quella zona ed è stato lui l’ultimo a raccogliere le poche, confuse parole dell’artigiano: «Voglio morire, ho tentato di uccidermi».

Nel portafogli di Giuseppe C. sono state trovate anche tre lettere. Una aperta, una indirizzata alla moglie e una diretta proprio alla commissione tributaria. Un foglietto in cui si fa riferimento alle pendenze con il fisco che lo affliggevano, tutte confermate anche dal racconto di Ermanno Merli, responsabile della Cna, la confederazione dell’Artigianato e della piccola impresa, alla quale l’uomo era iscritto da alcuni anni. «Qualche anno fa, so che aveva avuto dei contenziosi legati al fatto che non aveva pagato alcuni tributi» ha spiegato Merli. Nella lettera, però, l’imprenditore si spiega meglio e chiede perdono: «Io le ho sempre pagate le tasse, vi chiedo scusa, ma ora non andate a chiedere questi soldi a mia moglie, lasciatela stare». La moglie non ne sapeva nulla. Nulla dei problemi economici del marito, nulla della sua intenzione di compiere quel gesto estremo. Appresa la notizia è stata colta da malore perdendo i sensi per due volte. «La situazione economica era tranquilla» ha ripetuto agli agenti della polizia municipale che, dopo averla informata dell’accaduto, a scopo precauzionale l’hanno accompagnata al vicino pronto soccorso. Eppure, in un’altra delle lettere recuperate dall’agente della municipale, l’artigiano avevo messo nero su bianco la sua volontà di farla finita «Adesso me ne vado nell’Aldilà». Il pm di turno ha aperto un fascicolo conoscitivo sull’accaduto, senza indagati e senza titolo di reato.

L’automobile, che è andata presso che distrutta, verrà sottoposta ai rilievi scientifici del caso.

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