Cronache

Assurdo concedere libertà a chi massacrò Tommy

Mario Alessi è all'ergastolo, ma in questi anni ha fatto un corso da giardiniere. Ora potrebbe chiedere di uscire per lavorare

Assurdo concedere libertà a chi massacrò Tommy

Lo strazio di una madre. L'indignazione di tutti noi. C'è un bambino dagli occhi sgranati su un futuro che l'ha tradito, si chiamava Tommy, la cui morte orribile è una ferita che sanguina ancora. Stimmate dell'Italia contemporanea. Sono passati solo sette anni da quel 2 marzo 2006 e dall'azione scellerata compiuta da un terzetto criminale: Mario Alessi, la convivente Antonella Conserva, Salvatore Raimondi. Quando Alessi chiese temerariamente alla mamma di Tommy, la signora Paola, il perdono, lei gli rispose duramente: «Non so se lo perdonerò mai, voglio solo che sconti la sua pena».
La pena, l'ergastolo, Alessi la sta scontando ma si sa che in Italia ci sono molti modi per affrontare il carcere. Ora si scopre che nei prossimi mesi Alessi potrebbe iniziare una nuova vita come giardiniere. Fuori di giorno, in carcere, a Prato, di notte. Sì, ha frequentato un corso e ora è pronto per voltare pagina.

Un'immagine bucolica si sovrappone al sangue e all'orrore. Anzi, prova a spingerli via, fra le brume della memoria.
Ci spiace. Non siamo pronti. Noi e nemmeno la madre che urla rabbia e dolore: «È ancora un uomo pericoloso». Dicono che in cella Alessi si comporti in modo irreprensibile. Dicono. Lei, con il sesto senso di una madre, ripete: «Ha stuprato una donna e ha ucciso il mio bambino. La prossima volta, se tornerà libero, che cosa farà? Quell'uomo fuori dal carcere può fare solo male».
Per la cronaca, se la giustizia avesse fatto subito il suo corso, Alessi non sarebbe entrato nel Guinness della cronaca nera. Era sotto processo per violenza sessuale, ma in attesa del dibattimento era libero. E così ebbe il tempo di congegnare la sventurata spedizione a casa Onofri per portare via e massacrare lo scricciolo che aveva solo 18 mesi.
Poi ebbe la faccia di bronzo di andare in tv, piangere lacrime fasulle e rivoltanti e darsi un contegno zuccheroso, prima di essere finalmente smascherato come uno degli autori, se non il principale, di questo abominio.
La giustizia che è arrivata troppo tardi, rischia di andarsene troppo presto. Non si è mai capito come andò effettivamente quel giorno nelle campagne di Casalbaroncolo (Parma).

Alessi ha sempre ripetuto: «L'ho rapito, ma non l'ho ucciso. È stato Raimondi». Rimpalli sul cadavere di un bambino, scarichi reciproci di responsabilità e nessun pentimento all'orizzonte. Lui si è preso l'ergastolo, i complici, fra processi bis e riti abbreviati, hanno limitato i danni. Pare impossibile ma Antonella Conserva se l'è cavata con 24 anni, Raimondi addirittura con 20. Nel Paese che ha appena liberato Pietro Maso e Ruggero Jucker è fin troppo facile prevedere cosa accadrà già domani. E lui, Alessi, poteva rimanere indietro, intrappolato dietro le sbarre? Ricomincia così, o almeno dovrebbe, da giardiniere.
Per carità, sappiamo bene che il lavoro esterno non è un permesso premio e nemmeno la semilibertà. Sappiamo anche che il lavoro è la strada maestra per la rieducazione della persona e sappiamo perfino che la fatica può servire anche per risarcire i parenti delle vittime, ammesso che si possa risarcire quel che non ha prezzo.

Sappiamo ma non comprendiamo. Non ora, almeno. Non ora che la madre urla e si dispera. Non in un Paese in cui la giustizia è un colabrodo e sembra che più alto è il crimine commesso più elevate sono le chance di recupero, sconto sulla pena e tutto il resto. Non con un ceffo che ha gestito il dolore come un coccodrillo e si è reso protagonista in cella di un altro episodio dubbio che sa tanto di furbata: Alessi rivelò all'universo mondo le presunte confidenze di Rudy Guede, uno dei killer di Meredith, altra pagina dell'album nero italiano. Guede gli avrebbe raccontato che Raffaele Sollecito e Amanda Knox erano innocenti. Guede l'ha smentito e la storia è finita lì, mentre lui correva a passi rapidi verso il ritorno in società. Come fosse stato assente giustificato. Ogni cosa a suo tempo. Evitateci lo show fra le rose e i cespugli.

Se proprio deve, continui a potare le piante del carcere.

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