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In ballo 5 milioni di voti tra indecisi e astenuti E Forza Italia può prenderli

Astensionismo record nei sondaggi per le Europee. Gli esperti: "Il leader di Fi è capace di conquistare da solo il 7% dei delusi"

In ballo 5 milioni di voti tra indecisi e astenuti E Forza Italia può prenderli

Sulle elezioni europee pende il fattore I. I come indecisi. Più o meno un elettore su due. Ieri Silvio Berlusconi nella sua intervista al Tg5 ha di fatto aperto la caccia a questa mezza Italia grigia. Un universo ampio, così ampio da dare speranze a chi spera di ribaltare i sondaggi. Un po' come avere in panchina il giocatore che si alza, entra in campo e ti cambia la partita.
Gli ultimi sondaggi elettorali collocano questo universo scolorito tra il 45,2 per cento (sondaggio Ixè del 18 aprile) e il 54 per cento di Demopolis (17 aprile). Insomma, un italiano su due sta tra «color che son sospesi». Naturalmente dentro c'è di tutto: assenteisti incalliti e dubbiosi veri. Un'analisi degli indecisi l'ha fatta Arnaldo Ferrari Nasi su Panorama un paio di settimane fa: l'elettorato apparentemente senza idee invece ne ha. Per dire, vorrebbe ridiscutere le regole di Bruxelles. Sente troppo forte la pressione dello Stato. E sui temi etici è scettico di fronte a troppe aperture. Insomma è vicino alle posizioni di Forza Italia. E in parte a quelle di Grillo. Però occhio: si fa presto a dire indecisi. «Gli indecisi non sono più una porzione liquida dell'elettorato, ma una componente strutturale - spiega Alessandro Amadori, direttore di Coesis Research - sono persone che non si riconoscono più nell'offerta politica. Se dovessi fare una metafora gastronomica direi che non si tratta più di persone incerte tra una bistecca e una spigola, ma di persone diventate vegane».
In Italia il partito degli astensionisti è in continua crescita. Se negli anni Settanta non raggiungeva la doppia cifra, alle ultime elezioni politiche del febbraio 2013 è rimasto a casa il 24,81 per cento dell'elettorato (dato per la Camera), 5 punti in più rispetto al 2008. E alle Europee l'affluenza è ancora inferiore: nel 2009 fu di circa il 65 per cento. Quindi non è improbabile pensare che a maggio resteranno a casa 4 italiani su 10.
La sfida di Berlusconi, ma anche degli altri competitor, è quello di riportare alle urne quanti più indecisi possibile. Un compito dagli esiti imprevedibili al momento. «Gli indecisi decidono proprio negli ultimi due o tre giorni, sulla base dell'emotività - spiega Antonio Noto di Ipr marketing - l'anno scorso alle Politiche Grillo fece man bassa». Quindi sarà il M5S ad avvantaggiarsi di quest'area grigia? «Non è detto, l'anno scorso c'era l'effetto sorpresa. E poi l'elettorato grillino è molto mobile. Nell'ultimo anno è cambiato per un terzo». E quindi? «Quindi molto dipenderà dal tenore della campagna elettorale». Proprio la specialità di Berlusconi. «E infatti il fattore Berlusconi è una variabile che può aggiungere dal 5 al 7 per cento al dato attuale».
Del resto i sondaggi sopravvalutano regolarmente il centrosinistra, che conta su uno zoccolo duro più stabile di elettori, e altrettanto regolarmente sottovalutano il centrodestra. Esemplare quanto accaduto alle ultime elezioni politiche. A poco più di un mese dal voto del febbraio 2013 (lo stesso lasso di tempo che ci divide dalle Europee) il centrodestra si collocava nei sondaggi attorno al 26 per cento e la coalizione di centrosinistra trionfava con un risultato medio del 36 per cento. Come è andata si sa: alla Camera la coalizione di Bersani ha preso il 29,55 per cento, più o meno 6,5 punti in meno di quelli attesi dai sondaggisti; quella di Berlusconi ottenne il 29,18, oltre 3 punti in più delle attese. Un'analisi che incoraggia le speranze del Cavaliere.
Ne è convinto anche Nicola Piepoli: «Berlusconi potrebbe accaparrarsi tranquillamente un 10 per cento (pari a cinque milioni di voti, ndr) in più pescando nell'elettorato degli scontenti». Scontenti di cosa? «Degli stipendi. Di Renzi. Dell'euro. Dell'essere servi della Merkel. Guardi, se Berlusconi mi dicesse che vuole investire 50 miliardi per aumentare di 120 miliardi il nostro Pil, io non lo voterei. Lo stravoterei».
Diversa invece la ricetta di Amadori. «Renzi ha mummificato Berlusconi togliendogli il sangue, dopo averlo rimesso in vita. Quindi l'unica speranza per il Cavaliere è quello di correre sull'unico terreno in cui il premier non può scavalcarlo». E cioè? «La vera rivoluzione: portarsi nell'area no euro. Ma la domanda è: avrà il coraggio di farlo?».

Se c'è una cosa che non manca al Cav è proprio il coraggio.

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