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Il barbaro sognante Pini rischia di finire sotto processo

Avrebbe ricevuto 15mila euro per raccomandare un avvocato

Il barbaro sognante Pini rischia di finire sotto processo

Barbaro sognante. E un millantatore, per l’accusa. Gianluca Pini, il deputato maroniano di ferro che ha firmato l’emendamento sulla responsabilità civile dei magistrati, rischia di finire sotto processo. I pm della procura di Forlì hanno, infatti, chiuso l’inchiesta che lo vede indagato per millantato credito per aver intascato un assegno da 15mila euro da un avvocato (G. F. M.) in cambio di un suo presunto interessamento per la promozione al concorso notarile. Soldi che, secondo l’accusa, il coordinatore leghista della Romagna si sarebbe fatto consegnare per «oliare» la macchina spendendo i nomi dei parlamentari Luigi Capotosti (Udeur) e di Alfonso Papa (Pdl) e dicendosi pronto ad arrivare fino ai due Guardasigilli in carica all’epoca dei fatti: Clemente Mastella prima e Angelino Alfano poi. Solo che, in tutt’e due le occasioni in cui si è presentato davanti alla commissione, G. F. M. è tornato a casa a mani vuote.

Nel secondo caso, addirittura, l’aspirante notaio non sarebbe riuscito nemmeno a consegnare il compito. Secondo la ricostruzione della magistratura, i soldi per corrompere membri della commissione dovevano essere 30mila euro, da pagare in due tranche. Solo la prima sarebbe stata versata a Pini e inutilmente richiesta indietro da G. F. M. Agli atti dell’inchiesta appena conclusa (preludio a una possibile richiesta di rinvio a giudizio) ci sono gli interrogatori di Papa e Capotosti e, soprattutto, la registrazione di una telefonata in cui la vittima, parlando con un amico, conferma il pagamento all’uomo politico. Quest’amico altri non è che l’ex capogruppo leghista in consiglio comunale di Forlì Francesco Aprigliano, cacciato dal partito – proprio da Pini – per «indegnità». La smoking gun, la pistola fumante dell’indagine sarebbe, dunque, proprio questo nastro consegnato da Aprigliano ai pm il 24 gennaio che avrebbero voluto sentire pure la versione di Pini, ma il maroniano doc ha preferito non presentarsi all’interrogatorio.

E ha evocato dossieraggi e diffamazioni a suo danno. Contattato da Il Giornale, Pini si difende: «Un’indagine preliminare chiusa a tempi da guinness dei primati fa ben sperare in una veloce archiviazione. Del resto la credibilità del denunciante e soprattutto i chiari motivi di rivalsa di costui nei miei confronti sono un termometro di credibilità dell’accusa che sono già sotto gli occhi di tutti. Leggerò attentamente le carte col mio difensore, ma da quel che mi par già di capire - come non poteva non essere - vi sono solo illazioni e nulla altro.

Lo stesso testimone smentisce di avermi dato denaro per compiere illeciti. Confido che il procuratore capo ed il dottor Di Vizio procederanno a richiedere rapidamente la archiviazione dopo una approfondita valutazione delle complessive risultanze dell’indagine.

Se tuttavia resteranno convinti delle proprie posizioni, non avrò certo timore di dimostrare, anche a loro, la mia innocenza in un processo».
(ha collaborato Simone Di Meo)

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