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Barroso svela i segreti del golpe Merkel-Obama

Il presidente della Commissione Ue: "Al G20 volevano l'Italia sotto tutela del Fmi"

Barroso svela i segreti del golpe Merkel-Obama

Roma - La Germania di Angela Merkel e gli stati Uniti di Barack Obama hanno tramato nel 2011 affinché il governo italiano regolarmente eletto e guidato da Silvio Berlusconi fosse destituito e il nostro Paese venisse messo sotto tutela dal Fondo Monetario Internazionale. A dare ulteriore conferma del golpe internazionale contro il Cavaliere è stato il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ieri a Firenze per un convegno. «L'Italia è stata veramente vicina all'abisso», ha detto aggiungendo che «durante i peggiori momenti della crisi c'era chi voleva metterla sotto la tutela del Fondo Monetario Internazionale, ma per fortuna non è successo». I ricordi vanno indietro al tormentato G20 di Cannes del 3 e 4 novembre 2011. Lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi ha sfondato quota 500, per effetto della speculazione internazionale avviata dalle vendite di Deutsche Bank e manovrata dai colossi finanziari statunitensi. La manovra correttiva, scritta e riscritta durante l'estate, non ha convinto i mercati e la politica internazionali che si aspettano tagli draconiani alle pensioni e allo Stato sociale, che una maggioranza traballante non può garantire.

L'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi resiste, nonostante la fronda di Gianfranco Fini, nonostante gli attacchi scriteriati di Pier Luigi Bersani e nonostante il disfattismo della Confindustria di Emma Marcegaglia. L'unico modo per portare a termine il golpe è accerchiare il premier nei consessi internazionali. «Ricordo ad un G20 in Francia, quando alcuni Paesi chiesero di mettere l'Italia sotto il controllo del Fondo Monetario Internazionale, c'era anche Obama. Alcuni Paesi volevano questo», ha sottolineato ieri Barroso. Forse un po' tardivamente perché in quei giorni anche il numero uno della Commissione faceva fronte comune con Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. A un ministro italiano disse che «era necessario staccare la spina a Berlusconi» e che la strategia doveva essere «una raffica di dichiarazioni da tutti i fronti».

Questa storia è stata raccontata da molti libri pubblicati di recente. L'autobiografia dell'ex premier spagnolo José Luis Zapatero narra che Berlusconi tentò di convincere i partner che l'Italia, per i suoi meriti storici, non poteva essere commissariata. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, invece, ripeteva: «Conosco modi migliori per suicidarsi». Alan Friedman in Ammazziamo il gattopardo ha invece ricordato come il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, già da giugno 2011 avesse allertato Mario Monti a tenersi pronto per succedere a Berlusconi. L'ex componente del consiglio Bce, Lorenzo Bini Smaghi, ha invece evidenziato come per il leader di Forza Italia sia stata esiziale l'intenzione di uscire dall'euro, divenuto ormai un cappio al collo per l'economia italiana. Barroso, però, lo ha detto pubblicamente: Berlino e Washington volevano la testa del Cav.

E l'hanno ottenuta.

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