Politica

Il basso profilo dei governativi la strategia

RomaResa dei conti nel Pdl rinviata? Forse, chissà, non è detto. A sentire le «colombe», alla fine non ci saranno scissioni e tutto tornerà come prima. Chi presagiva un day-after con sconquasso è servito. Salvo ulteriori strappi l'eventuale scissione non avverrà prima dell'8 dicembre, giorno dell'Immacolata concezione, quando si riunirà il consiglio nazionale di Forza Italia. Quel giorno le colombe potrebbero volare. Per ora stanno accovacciate.
I ministri provano a ricucire. «Non ci sarà alcuna scissione», assicura Maurizio Lupi. «Lavoriamo per un partito unito intorno al leader Berlusconi e ad Alfano che lo stesso presidente ha confermato. Una divisione del partito indebolirebbe l'area dei moderati e consegnerebbe il Paese alle sinistre». Per il ministro dei Trasporti intervistato dal Corriere, all'Ufficio di presidenza del Pdl «non c'è stata una batosta. L'ufficio di presidenza, organo legittimo, nato però nel 2009 e che non rappresenta l'intero partito, presenterà all'unanimità una proposta al Consiglio nazionale, vedremo».
Più defilata la posizione di Gaetano Quagliariello. «Il fatto che membri dell'ufficio di presidenza, come Alfano, non siano stati presenti ieri (venerdì) non è un caso: indica una distanza nel metodo e nella linea politica - spiega ai microfoni di SkyTg24 - Nessuno di noi vuole uscire dal confine del centrodestra. Il nodo di fondo però è quello del governo: alcuni pensano che debba andare avanti perché una crisi sarebbe devastante. Altri pensano che non stia facendo il bene del Paese. E questo è un punto centrale». Cosa accadrà al governo da qui in avanti, sostiene il ministro delle Riforme, è un punto centrale per la linea politica. «Ma proprio qui - chiude - si trova una contraddizione nel documento votato dalla presidenza Pdl: da un lato si dice che il governo deve andare avanti, dall'altro si dice che la giustizia può diventare dirimente in caso di voto per la decadenza di Berlusconi. Noi pensiamo che Berlusconi sia il nostro leader e vada difeso, che in questi anni ha subito una persecuzione, ma crediamo anche che la battaglia per la giustizia e la difesa di Berlusconi non possa essere scaricata sul Paese». «In discussione è tutto ciò che viene dopo Berlusconi - sostiene il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo - Ovviamente l'8 dicembre discuteremo su chi veramente vuol bene a Berlusconi e come intende proteggerlo in una fase come questa. E chi, invece, lo tira solo per la giacca».
Schifani, infine, sostiene di non avere «maschere da buttare». «Sono sereno con me stesso. Ho detto già ieri che condividevo l'oggetto dell'ufficio di presidenza del Pdl, ma che preferivo lavorare per l'unità del partito in vista del Consiglio nazionale». Il rischio scissione resta comunque alto. La guerra di posizione tra lealisti e governativi è destinata a proseguire fino all'8 dicembre. I primi hanno vinto la prima battaglia, l'esito finale della guerra non è scontato. Avverte Cicchitto: «Il Pdl esiste finché non viene sciolto, e per farlo servono due terzi del Consiglio nazionale. Nessuna decisione è presa in partenza.

Non è che da qui all'8 dicembre si sospende l'attività politica».

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