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“Basta con i capibastone”. Ma i "big" del Pd appoggiano Schlein

Elly Schlein attacca le correnti del Pd ma si dimentica dell'establishment che la sostiene. Da Andrea Orlando a Nicola Zingaretti, passando per Dario Franceschini, i "big" del partito hanno preso posizione.

“Basta con i capibastone”. Ma i "big" del Pd appoggiano Schlein

La proposta della giovane candidata alla segreteria dem, Elly Schlein, di porre fine alla logica delle correnti all’interno del Pd è, per un certo verso, rivoluzionaria. In una sana democrazia liberale, un partito guidato dalle correnti, sarebbe da evitare ad ogni costo e su questo, nulla da dissentire. Quello che stupisce è il tono surreale e contraddittorio del dibattito congressuale Pd: nelle stesse ore in cui Schlein promette tagli sostanziali alle correnti, imbarca con sé tutti i big del partito. I “capibastone”, come è solita definirli la giovane deputata, sono tutti dalla sua parte. Dall’ex vicesegretario, Andrea Orlando, all’ex segretario dem, Nicola Zingaretti, passando per il leader di Areadem, Dario Franceschini, questi sono solo alcuni dei capi corrente a favore di Elly Schlein.

Schlein attacca le correnti

A sentire Elly Schlein, raggiunta questa mattina da LaStampa, nulla di tutto ciò sembra preoccupare l’aspirante candidata.“Se vincerò le Primarie – spiega al quotidiano torinese –non sarà più tollerato che in questo partito qualcuno si senta padrone della tessere e delle persone”. E sulla logica correntizia del partito il giudizio dell’ex parlamentare europea è negativo: “Porremmo fine alla logica della cooptazione, nel quale le donne vanno bene solo nel ruolo di ‘vice’. Porremmo fine al partito dei capi-bastone e dei cacicchi”. “Dall’altra parte – aggiunge imperterrita la candiddta - Bonaccini è diverso da me, è il vecchio modello. Un Pd già visto

Con la solita retorica della società, o meglio ancora, del “partito patriarcale”, Elly Schlein spara a zero sia contro l’establishment dem sia in direzione del suo competitor Stefano Bonaccini. Peccato che si tratti di fuoco amico: l’establishment, formato da ex segretari, ex vice-segretari ed ex ministri è tutto, o quasi, schierato con la giovane deputata.

I "big" schierati

Quell’establishment, che adesso Schlein rinnega, è lo stesso che lo ha sostenuta durante il congresso del partito. La sinistra dem, composta dall’ex ministro della giustizia, Andrea Orlando, l’ex segretario Nicola Zingaretti e l’ex ministro della Cultura, Dario Franceschini, è schierata, fin da subito, con la mozione Schlein. Il leader di Ariadem Franceschini è stato il primo, in ordine cronologico, ad annunciare la sua preferenza per la giovane candidata. Più recente è l’endorsement di Nicola Zingaretti: "Con lei si può costruire il cambiamento”, sono state le parole con cui l’ex segretario dem ha reso noto il suo sostegno alla paladina di Occupy Pd. Andrea Orlando, dopo alcuni ripensamenti, ha sciolto la riserva e ha fatto sapere: “Mi sono progressivamente convinto a dare il mio sostegno ad Elly Schlein, mi sembra la proposta più nuova”.

Tra gli altri “capi bastone”, schierati con Schlein, troviamo il responsabile Enti Locali del Pd, Francesco Boccia, e il vice segretario Peppe Provenzano. Il parterre di nomi “pesanti” schierati con Schlein, se ancora ce ne fosse bisogno, è la cartina di tornasole: la logica correntizia del Pd non è destinata a finire.

Le belle promesse di Elly Schlein, legittime e necessarie, si scontrano, come spesso accade al Nazareno, con la realtà dei fatti.

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