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Grasso a Travaglio: "Basta processi come gogne pubbliche"

Il presidente del Senato Grasso a Piazza pulita: "Le inchieste show sono anticostituzionali". E Formigli sfida Travaglio

Grasso a Travaglio: "Basta processi come gogne pubbliche"

Pietro Grasso e la lotta alla mafia, da un lato. La sfida tra la vecchia guardia dei giornalisti duri e puri e i puledri scalpitanti, dall'altro. Insomma, nonostante il delirio mediatico che si è scatenato tra le star de La7, qualche argomento interessante è emerso nell'intricata vicenda politico-televisiva che si è scatenato giovedì scorso a Servizio pubblico con la telefonata in diretta dell'ex magistrato. Ieri sera a Piazza pulita il neo presidente del Senato ha replicato punto su punto alle pesanti accuse che Travaglio gli aveva rivolto dal salotto di Santoro in merito alla sua nomina e al suo operato da procuratore nazionale antimafia. Tra le tante cose dette dall'ex magistrato, va sottolineata la riflessione sulla diversità di metodologia adottata da lui e dai cosiddetti magistrati «giustizialisti»: «Il potere dei magistrati - ha detto - deve essere usato in maniera equilibrata, le indagini devono essere funzionali ad ottenere una sentenza in tribunale. Mentre le gogne mediatiche, i processi spettacolari, sono, oltre che anti-costituzionali, contro producenti e portano addirittura a ritorsioni contro la magistratura». Anche se Grasso non ha voluto fare riferimenti espliciti, i rimandi sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre l'ex magistrato ha ricordato di non aver sottoscritto l'appello dei pm contro l'assoluzione di Andreotti, in quanto testimone del processo medesimo. E, soprattutto, ha sottolineato di voler favorire, da politico, ulteriori indagini sul rapporto tra mafia e politica che, a suo giudizio, potrebbero portare a rivelazioni ancora più terribili di quanto si immagina. Sulla questione della nomina a procuratore nazionale antimafia (in cui erano in lizza lui e Giancarlo Caselli), l'ex magistrato ricorda che le leggi contro Caselli, effettivamente varate, comunque non avrebbero impedito al collega di essere nominato dal Csm (ma così non è stato) e che in ogni caso lui non ha mai chiesto alcuna legge in proprio favore.

L'altra battaglia, quella tra Travaglio e Formigli, invece ha continuato a svolgersi ieri fuori dalla Tv: su web, giornali e radio. Francamente debordando dai normali limiti di un botta e risposta tra due giornalisti. La telenovela, ricordiamo, è cominciata subito dopo la serata di Servizio pubblico di giovedì scorso. Quando il conduttore di Piazza pulita ha offerto il suo talk come campo «neutrale» per il confronto de visu che la seconda carica dello Stato aveva chiesto a Travaglio dopo le accuse rivoltegli. Sentite come Travaglio ha risposto all'appello finale di Formigli di tornare sui propri passi e partecipare comunque al confronto con Grasso a Piazza pulita. «Quella - ha detto in maniera sprezzante ai microfoni di Un Giornoda Pecora su Radio2 - è una delle poche trasmissioni in cui io non metterei mai piede per ragioni igieniche». Formigli, in una gara all'ultima parola, ha invocato addirittura il ricorso ai giudici, in particolare sulla questione della trattativa tra Santoro e La7 (la prima, che andò male e che portò Michele a creare il network di tv locali) in cui Formigli, secondo Travaglio, si sarebbe intrufolato e offerto di creare un nuovo talk, mentre ancora lavorava per Santoro. «Travaglio su questa vicenda fa disinformazione pura - scrive su Facebook -. Sono pronto a sfidarlo su questo punto davanti a un Giurì d'onore, oppure in tribunale». Non contento, Formigli replica perfido sulla questione igienica: «Effettivamente noi non ci facciamo spolverare le poltrone da Berlusconi».

A giovedì, da Santoro, la prossima puntata.

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