Politica

La bellezza invisibile di Roma che ora Marino deve sfruttare

Il sindaco ha ottenuto dal governo risorse ingenti. Saranno utili anche per valorizzare i tanti "gioielli" nascosti: dalla Domus Aurea alla Basilica neopitagorica fino al Palazzo Senatorio

La bellezza invisibile di Roma che ora Marino deve sfruttare

Roma - La grande bellezza è nascosta. Sono decine e decine i gioielli oscurati della Capitale, che pure farebbero la fortuna di qualsiasi altra città al mondo. Roma, con la sua seconda linea di monumenti sottratti al piacere degli occhi, potrebbe diventare una fabbrica dell'immaginario ancora più incredibile di quanto già non sia. Ma buona parte del suo patrimonio artistico e archeologico è off-limits per turisti e appassionati. Monumenti celebri per importanza storica ma sconosciuti perché inaccessibili. Gemme preziose chiuse al pubblico o visitabili solo con prenotazioni dai tempi lunghi - spesso troppo per un turista - e talvolta solo grazie all'opera meritoria di associazioni di appassionati. Modalità che rendono complicato, se non impossibile, permettere a chi visita Roma di scoprire molti dei suoi tesori celati.

In tempi di polemica sul «salva-Roma», sgranare le sue perle nascoste è un monito a chi amministra la città a saper spendere bene. Anche se non tutto il patrimonio artistico della città è di competenza del Campidoglio, quest'ultimo potrebbe giovarsi di ogni singola pietra con un'adeguata promozione come volàno per rilanciare le disastrate casse comunali. Ampiamente salassate, pochi anni fa, per affidare all'archistar Odile Decq il rilancio del Macro, il museo comunale d'arte contemporanea, da mesi a rischio chiusura.

Tornando all'antico ecco la Domus Aurea. Fino al 2005 era una tappa imperdibile del tour archeologico della Città Eterna, attraendo visitatori da tutto il mondo. Dopo un crollo, da sette anni possono vederla solo i responsabili dei lavori di consolidamento e restauro. Dovrebbe riaprire, parzialmente, a settembre prossimo. Meno celebre, suo malgrado, la Basilica Neopitagorica di Porta Maggiore, gioiello del I secolo nascosta nel sottosuolo, sotto i binari della ferrovia. Eppure è un monumento davvero unico: è il primo edificio a tre navate con abside, un modello che diventerà lo standard per le chiese cristiane. L'interno è decorato da mosaici pavimentali, mentre affreschi e stucchi arricchiscono pareti e volte. Ma nessuno può vederla. La Basilica è chiusa al pubblico. Oltre alle vibrazioni (fu scoperta 97 anni fa proprio per il cedimento dei binari), è messa in pericolo da infiltrazioni di acqua piovana. I lavori di bonifica sono cominciati nel 2003. E dopo undici anni non sono ancora finiti. In via Merulana c'è un'altro monumento pressocché sconosciuto ai turisti, l'Auditorium di Mecenate. Un ninfeo affrescato di 24 metri per 13, «visitabile su prenotazione». Abbiamo provato a chiamare il numero del Comune. La prima data utile, «forse», è il 29 marzo.

Nascosto in piena vista anche il Tempio di Portuno, già noto come tempio della Fortuna Virile. Nonostante gli oltre due millenni di vita, è il tempio meglio conservato tra quelli arrivati fino a noi. Ma bisogna accontentarsi di guardarlo da fuori: è chiuso al pubblico. Il vicino Tempio di Ercole Vincitore, a pianta rotonda, è meno inaccessibile, sempre che vi troviate a Roma la prima o la terza domenica del mese e che abbiate prenotato. Nel cuore del centro storico c'è anche il luogo dove Cesare venne assassinato. Meno di due anni fa gli scavi nell'area sacra di Torre Argentina hanno portato al ritrovamento del muro su cui poggiava lo scranno della curia di Pompeo, dove Cesare morì il 15 marzo del 44 avanti Cristo. Un luogo straordinariamente evocativo quanto poco pubblicizzato. E, stando al sito web della Sovrintendenza capitolina ai beni culturali, «l'area non è attualmente aperta al pubblico». L'elenco potrebbe continuare. Dal Museo delle navi di Fiumicino, che ospita cinque imbarcazioni tra il II e il V secolo ma che è chiuso per lavori da dodici anni, all'area archeologica del Circo Massimo, la cui apertura era prevista un anno fa. Fino allo stesso Palazzo Senatorio al Campidoglio: la sede del comune di Roma «è visitabile solo in occasione di aperture straordinarie». Le vetrine oscurate di Roma, tra competenza comunale e del Mibac, sono troppe.

Oltre al «Salva-Roma», serve un buon gioco di squadra.

Commenti