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Benzina su, inflazione giù al 3,1%: è stangata

RomaÈ la stangata di Ferragosto, la mano che si intrufola nelle nostre tasche anche nei pochi giorni di vacanza, l'ombra della crisi che si allunga a toglierci il sole che speravamo di prendere: diventeremo neri, ma di rabbia e non di abbronzatura. L'aumento delle accise annunciato a sorpresa ieri dall'Agenzia delle Dogane e che scatterà da oggi, per quanto di taglia «small» (4,20 euro per mille litri, che si tradurranno per il consumatore in un aumento di 0,51 centesimi al litro, compresa Iva) si somma agli aumenti decisi dalle compagnie petrolifere per rendere il pieno di benzina più caro proprio nei giorni dell'esodo: così il diesel tocca il nuovo massimo storico di 1,80 euro al litro nei distributori della Shell e la benzina si ferma a un passo da quota 1,90. E, secondo le stime della Confcommercio, ulteriori aumenti potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Il rincaro, il secondo quest'anno dopo quello di 2 cent deciso per l'emergenza terremoto in Emilia e il settimo dal 2011 a oggi (in un anno e mezzo le accise sono aumentate di 16,44 centesimi per la verde e di 19,44 centesimi per il diesel, cifre alle quali va aggiunta l'Iva) genererà maggiori entrate per le casse dello Stato pari a 65 milioni.
«L'ennesimo aumento delle accise sulla benzina è irresponsabile, intollerabile da parte di chi sulla strada ci lavora ogni giorno nelle mille difficoltà del caso», denuncia la Fita-Cna, secondo cui «il blitz ferragostano del governo pregiudica le già precarie condizioni di liquidità delle nostre imprese, strette dalla morsa micidiale di tasse, aumento indiscriminato dei costi protetti come il gasolio, le autostrade, le assicurazioni e i traghetti». Furiose anche le associazioni dei consumatori. Adusbef e Federconsumatori parlano di «una vera e propria sciocchezza» che contribuirà a rallentare ulteriormente i consumi, mentre il Codacons grida al «furto con destrezza. È scandaloso che il governo, dopo aver tassato tutto tranne l'aria che respiriamo e aver promesso agli italiani e alle forze politiche della sua maggioranza di non voler introdurre nuove tasse o fare manovre correttive, abbia deciso di aumentare nuovamente le accise sui carburanti che finiscono per tassare la vecchietta che va a fare la spesa al mercato».
Ma le cattive notizie non finiscono qui. Cresce anche l'inflazione, con un tasso annuo a luglio del 3,1 per cento, di molto superiore rispetto alle media dell'Eurozona (2,4) anche se lievemente inferiore rispetto al 3,3 di giugno, peraltro grazie all'illusoria contrazione dei beni energetici. Percentuali che si traducono, in senso assoluto, in un salasso per le famiglie calcolato in «1.415 euro all'anno per un nucleo di tre persone» dal Codacons, e «in una ricaduta di oltre 990 euro annui» secondo Federconsumatori e Adusbef. Il Codacons fa notare anche un'altra stortura, la cosiddetta e malefica stagflazione: «È scandaloso che con il crollo dei consumi in corso l'inflazione resti a questi livelli. I prezzi, infatti, dovrebbero semmai precipitare, non certo salire. Se questo non accade è perché in Italia non c'è un libero mercato, dato che i commercianti non possono nemmeno vendere liberamente sottocosto, ma devono seguire rigide regole». E se secondo il direttore dell'Ufficio studi della Confcommercio, Mariano Bella, «l'inflazione non è nel nostro Paese uno dei principali problemi» e soprattutto «non è determinata da fattori di mercato, ma dai prezzi delle materie prime, in particolare quelle energetiche e dalle imposte indirette». Analizzando le voci in cui è scomposto il dato generale si nota una forte contrazione mensile dei prezzi della frutta fresca, in discesa a luglio del 9 per cento rispetto a giugno, e in generale del carrello della spesa alimentare. «Il già critico panorama delle aziende agricole non può che diventare ancor più preoccupante», commenta amaramente Confagricoltura. Dello stesso parere Coldiretti: «Secondo i dati dell'Ismea sugli acquisti domestici di prodotti alimentari hanno segno negativo carne, pesce, latte, frutta e anche vino mentre crescono solo quelli dei derivati dei cereali come pane e pasta».

Anche la nostra tavola è più povera.

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