Politica

Beppe sposta il mirino su Renzi «Un assenteista pieno di debiti»

RomaNuovo comunicato, altro bersaglio: Renzi. Grillo lo aveva già preso di mira recentemente («Soffre di invidia penis, non ha un programma come il M5s»). Dopo il boom in Sicilia, con le prospettive elettorali che si aprono per il suo movimento, il comico ragiona sempre più da politico. Renzi è un competitor del M5s, ha obiettivi simili (cacciare i vecchi dinosauri, no al finanziamento pubblico) e un elettorato che in parte può sovrapporsi. Dunque occorre marcare il territorio. Ed ecco l'attacco sul blog di Beppe Grillo: «Da quando è in campagna elettorale per le primarie non si è mai presentato in consiglio comunale. Mentre Firenze affonda nei debiti». Poi snocciola di dati del «Grande Assenteista» Renzi («l'ebetino di Firenze»), dal suo insediamento in Palazzo Vecchio nel 2009 (17 sedute, assente 5) al 2012 (assente 25 sedute su 39, mai da quando è in tour col camper). Su questi numeri il sindaco non può contestare, perché sono veri. Il suo staff pubblica su internet l'elenco degli incontri pubblici tenuti a Firenze nelle ultime settimane, che però non sono le sedute in consiglio o in giunta, dove il sindaco si vede raramente con gli impegni per le primarie. Dove si innesta lo scontro duro con Grillo è soprattutto sui numeri del debito comunale. Secondo Grillo a Firenze, gestione Renzi, ballano 98 milioni di euro di debiti verso fornitori, mai pagati. «11 milioni circa sono di spesa corrente che andavano pagati a 90 giorni con ritardi ancora contenuti, 30 milioni sono di spesa in conto capitale (opere pubbliche) con ritardi che risalgono fino a giugno 2011. Per questi debiti sono stati emessi mandati di pagamento senza essere onorati. Per i restanti 56 milioni il Comune ha regolarmente validato le fatture senza saldarle perché mancano i soldi e si sforerebbe (?) il Patto di stabilità». Il sindaco-rottamatore risponde pochi minuti dopo con un tweet, tra l'altro subito dopo aver appena finito di dire che con Grillo su alcune cose concorda (ad esempio che «si deve evitare di mandare in Parlamento i condannati»): «Per dire che Firenze affoga nei debiti bisogna non capire nulla di nuoto oppure non capire nulla di economia. Beppe Grillo nuota bene». Più tardi precisa meglio. La colpa è di quello che Renzi chiama il «patto di stupidità», che impedisce anche ai sindaci con soldi in cassa di spenderli (è stato questo il motivo delle dimissioni, a giugno, del precedente assessore al bilancio di Renzi). «Grillo stia tranquillo, le casse di Firenze godono di ottima salute. Purtroppo a causa del patto di stabilità, che dovremmo chiamare patto di stupidità, non possiamo spendere i soldi che abbiamo in cassa, circa 90 milioni». Il suo assessore al Bilancio dice la stessa cosa: «I conti del Comune sono in ordine e non destano preoccupazione». I debiti, però, non si possono smentire. «Non vi è dubbio - ammette l'assessore Alessandro Petretto - che ci siano delle sofferenze per i pagamenti verso i fornitori e che sono dovuti al patto di stabilità che impedisce pagamenti per spesa per investimenti, per i quali l'amministrazione ha già le risorse pronte. Ricordiamo a Grillo che difficoltà simili sono presenti in tutte le amministrazioni comunali medio-grandi».
Sui numeri, in sostanza, Grillo non sbaglia. Fa effetto rileggere le parole che a giugno ha scritto l'ex assessore al Bilancio di Renzi, il diessino Claudio Fantoni, nella lettera con cui si dimetteva. In quel documento si parlava di «insanabili divergenze (con Renzi, ndr) in ordine alla sicurezza dei conti» del Comune, per concludere con queste parole: «Firenze non può essere uno strumento utile al perseguimento di ambizioni personali». Su questo Grillo è d'accordo col Pd che non sopporta Renzi.

Sulle assenze in Comune, invece, Grillo dice le stesse cose del Pdl fiorentino («Da tre anni e mezzo su 150 consigli comunali le assenze sono state oltre 90 e quando è presente in media, Renzi staziona in consiglio per qualche minuto» dice Toccafondi, coordinatore Pdl a Firenze). Curiose e inedite alleanze.

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