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Berlino ci invade: il governo tifa per il Prof

RomaPrima erano piccole interferenze, ora è una vera manovra di disturbo, che va oltre Silvio Berlusconi. Sulle prossime elezioni politiche si allunga il fattore G. G come Germania. Sembra quasi che in questi giorni a Berlino non abbiano altro a cui pensare. Dopo che nei giorni scorsi la Cancelliera Angela Merkel con toni diplomatici e il ministro Guido Westerwelle con maggiore virulenza avevano frugato nelle nostre vicende politiche, ieri le intromissioni tedesche sono proseguite per tutto il giorno. Tra tutti il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, che entrando all'Ecofin ha dato le pagelle agli ultimi due premier: «Il governo Monti ha fatto meglio del suo predecessore, è stato un governo con molti successi e progressi. Tutti lo sanno ma io ripeterò sempre la differenza tra Monti e il suo predecessore».
Come se ne sentissimo il bisogno, anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che già nei giorni scorsi aveva parlato del ritorno in campo del Cavaliere come di «una minaccia per l'Italia e per l'Europa», ha pensato di rincarare la dose: «Ho detto ciò che era necessario», ha tagliato corto Schulz. Una nuova voce è invece quella di Ruprecht Polenz, capogruppo Cdu della Commissione Affari Esteri del Bundestag, che in un'intervista alla Mitteldeutsche Zeitung dà a Berlusconi il consiglio di non presentarsi alle prossime elezioni e gli riscrive l'agenda: «Dovrebbe piuttosto occuparsi dei suoi procedimenti penali». Imperdibile poi il teorema anagrafico che Polenz elabora all'occorrenza: «Oltre i 70 anni ci si dovrebbe candidare solo in casi eccezionali. E a me non sembra sia questo il caso di Berlusconi», aggiunge. Dimenticando peraltro che Mario Monti, per cui Polenz e tutta la panzerdivision fanno un tifo scatenato, varcherà la fatidica soglia dei sette decenni a marzo 2013.
E che l'argomento Berlusconi sia caldo, lo dimostra anche la reticenza di Pee Steinbrueck, candidato Cancelliere socialdemocratico ed ex ministro delle Finanze, che ieri, richiesto di un commento sul ritorno in politica di Berlusconi in un'affollata conferenza stampa, ha preferito glissare: «Beh, - ha detto Steinbrueck dopo diversi secondi di imbarazzata esitazione -. In questi giorni si fa attenzione alle mie gaffe, oggi eviterei». Un modo come un altro per dire: «Non fatemi parlare, altrimenti chissà che cosa potrei dire».
L'altro fronte aperto per Berlusconi in questa campagna fuori dai confini è quella con il Ppe, da cui il cavaliere potrebbe presto uscire. Ieri il capogruppo dei liberal-democratici all'europarlamento, Guy Verhofstadt, durante il suo intervento nell'aula, ha chiesto al capogruppo del Ppe Joseph Daul l'espulsione di Berlusconi dal partito, con la motivazione che «è irragionevole quello che sta succedendo in Italia. C'è un uomo politico che dice che ritorna, il governo cade e l'Italia va in crisi e tutta l'Eurozona rientra di nuovo in crisi». Verhofstadt ha fatto notare come le indecisioni del Consiglio europeo facciano salire lo spread ovunque «mentre in Italia sale per un'altra ragione». «Gli statuti sono fatti per essere rispettati e applicati», la laconica risposta di Daul. Oggi in occasione del vertice che per l'ultima volta dovrebbe vedere Monti come protagonista, ci sarà un pranzo fatidico degli esponenti del Ppe.

Voci di corridoio parlano di un possibile documento a favore di Monti, qualcuno ipotizza addirittura un attacco diretto a Berlusconi e la sua espulsione.

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