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Berlusconi avverte Bersani: "Senza accordi subito al voto"

Il Cav rilancia le larghe intese: "L'Italia ha bisogno di essere governata". Tuttavia, qualora la sinistra non volesse trovare un accordo, bisognerebbe tornare alle elezioni

Berlusconi avverte Bersani: "Senza accordi subito al voto"

"Non so e non voglio fare previsioni, anche perché le previsioni rischiano di diventare profezie che si autoalimentano". In una lunga intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno, Silvio Berlusconi torna a lanciare l'ipotesi delle larghe intese e a paventare, come ultima spiaggia, la possibilità di tornare alle urne entro la prossima estate. "Se fossi premier - spiega il Cavaliere - attuerei un grande piano per ridurre la pressione fiscale".

Accordo con il Pd o voto

"L'Italia ha bisogno di essere governata, non di una continua campagna elettorale", ha spiegato il Cavaliere che individua le condizioni buone per fare un governo. Un governo di larghe intese al quale il Pdl e Berlusconi in prima persona hanno dato la piena disponibilità. "Se però, per decisione di altri, un governo serio non si potrà fare, allora è necessario andare alle urne il più presto possibile, prima dell'estate", ha incalzato il leader del Pdl smascherando il segretario democratico Pier Luigi Bersani che da un mese e mezzo non fa altro che tirare a campare in attesa di vedere cosa succede. Due giri di consultazioni, il siparietto dei dieci saggi, il paravento del semestre bianco, l'elezione del nuovo inquilino del Quirinale: sono tutte scuse addotte dalla sinistra per temporeggiare ed evitare il tracollo alle elezioni. Secondo l'ultimo sondaggio di Swg, infatti, il centrodestra sarebbe in testa. "Non possiamo prenderci in giro - ha spiegato Berlusconi - un governo serio non è un governo che ha per obbiettivo cambiare la legge elettorale e poco altro. È un governo capace di prendere provvedimenti urgentissimi per far ripartire l'economia, e di gestirli nel tempo, come chiedono a gran voce tutte le categorie produttive". Il leader del Pdl auspica, infatti, la possibilità di dare vita a un esecutivo capace di rispondere alle esigenze più urgenti del Paese: "Se così non fosse, lo ripeto, allora andiamo alle urne di corsa, senza perdere neppure un giorno, appena eletto il nuovo capo dello Stato e gli italiani che si sono resi conto della situazione paradossale che si è creata in Parlamento con l'avvento degli eletti del Movimento 5 Stelle voteranno certamente in modo diverso da come hanno fatto nel mese di febbraio".

Il piano per ridurre la pressione fiscale

Se attualmente fosse il presidente del Consiglio, Berlusconi metterebbe in cantiere un grande piano di riduzioni fiscali. A partire, naturalmente ,dall'abrogazione dell'Imu sulla prima casa e dalla restituziuone delle rete versate nel 2012. Ma non si fermerebbe qui. Nell'inetrvista alla Gazzetta del Mezzogiorno, il leader del Pdl spiega un programma dettagliato che serve a rilanciare il Paese e farlo uscire dalla recessione economica che, durante il governo Montiu, si è acuita azzoppando le imprese e ferendo le famiglie. Da qui la necessità per Berlusconi di attuare tagli alla spesa pubblica, privatizzare, ridare spazio al mercato, restituire denaro ai cittadini e alle imprese e, infine, far ripartire la domanda interna. "A beneficio dei giovani del Sud - ha continuato il Cavaliere - sarebbe inoltre di grande utilità realizzare la nostra proposta delle zero-tasse e zero-contributi per chi assume giovani sotto i 35 anni o un disoccupato".

Nessun tifo per Renzi

"Io non faccio il tifo per nessuna delle correnti interne al Pd anche perché sono troppe - ha spiegato - ci sarebbe da perderci la testa". Nell'intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno, il Cavaliere smentisce i rumors che ipotizzavano un possibile accordo tra il centrodestra e i vertici di via del Nazareno a sfavore del sindaco di Firenze Matteo Renzi.

"Non ho difficoltà a dire che un Pd guidato da Renzi sarebbe un partito, almeno nell’immagine, molto più vicino alle sinistre europee, meno arcaico della sinistra italiana", ha chiosato il leader del Pdl.

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