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Berlusconi blinda già il Senato

Berlusconi guarda avanti: in caso di crisi, bloccare nel Pdl la "campagna acquisti" per la fiducia a un Letta bis

Berlusconi blinda già il Senato

Il fatto che al lungo vertice di sabato a Arcore non fosse presente un Gianni Letta che ha passato tutto il venerdì a cercare di convincere il Cavaliere di tenere una linea più prudente la dice lunga sullo stato dell'arte. Silvio Berlusconi, infatti, è sempre più convinto che di vie d'uscite non ce ne siano e che dal Quirinale non ci si possa aspettare più nulla. Nulla a parte eventuali atti ostili, come potrebbe essere quello di fare il possibile (o l'impossibile) pur di dar vita ad un secondo governo guidato da Enrico Letta.

All'indomani del voto del Pd per far decadere il Cavaliere da senatore, infatti, nel momento in cui Angelino Alfano, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, Beatrice Lorenzin e Nunzia De Girolamo dovessero insieme ai 17 sottosegretari del Pdl firmare le loro dimissioni Giorgio Napolitano tenterebbe tutte le strade pur di evitare il ritorno alle urne. D'altra parte, che questa sia l'intenzione il Colle lo ha fatto intendere molto chiaramente all'ex premier attraverso i consueti canali riservati.

La partita, insomma, si sposterebbe inevitabilmente a Palazzo Madama (alla Camera i numeri non danno infatti problemi). È lì, dunque, che Letta dovrebbe fare scouting su circa una ventina di senatori per incassare la fiducia ad un governo bis. «Campagna acquisiti», la definisce nelle sue conversazioni private un Berlusconi convinto che l'offensiva sui senatori del Pdl sarà pesante. Il capogruppo Renato Schifani è ben consapevole del problema e sta monitorando la situazione da giorni. Come pure Denis Verdini che ha già tra le mani una lista con alcuni nomi. D'altra parte, è proprio tra i senatori (anche tra i cosiddetti peones) che negli ultimi mesi sta montando una certa insofferenza verso i cosiddetti falchi del partito, malcontento che in più d'una occasione è stato oggetto di polemiche sui media.

L'ultima è di ieri. E vede da una parte Daniela Santanchè e dall'altra le cosiddette colombe del partito. Intervistata da Repubblica, infatti, l'ex sottosegretario critica «Cicchitto, Schifani, Quagliariello e Lupi» che «fanno a gara nel dire che si può mediare ma sbagliano» mentre «Alfano ha capito che aria tirava e si è subito allineato». I diretti interessati replicano a stretto giro con Schifani e Fabrizio Cicchitto che parlano di «elenco di buoni e cattivi» che «mina l'unità del Pdl». Mentre Daniele Capezzone e Michaela Biancofiore difendono la Santanchè parlando di «attacchi fuori bersaglio» perché «non si deve aver paura di un libero dibattito», altri big (Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Renato Brunetta e Sandro Bondi) invitano il partito a restare «unito» intorno a Berlusconi.

Un Cavaliere un pizzico infastidito dalla querelle in corso, convinto com'è che non sia questo il momento delle divisioni. Proprio ora, è il senso dei suoi ragionamenti, che il Pd «ha deciso di farci fare la fine della Dc» assecondando «un clima da guerra civile» nel quale si predica l'eliminazione dell'avversario per via non democratica. Ragione per cui l'ex premier è convinto che alla fine il Pd voterà la sua decadenza da senatore, un atto che non può rimanere politicamente senza conseguenze. Ecco per Berlusconi è deciso ad andare fino in fondo nonostante il messaggio recapitatogli dal Quirinale che fin d'ora esclude un ritorno alle urne.

Ed ecco perché il Cavaliere sta blindando il Senato per evitare la campagna acquisti del Colle per un Letta bis che a quel punto lascerebbe il Pdl all'opposizione.

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